SCUSATE IL RITARDO

SCUSATE IL RITARDO

Anni fa un amico ebbe un problema con l’impianto idrico di casa sua e chiamò l’idraulico. Individuato il guasto l’artigiano si accorse che gli occorreva una chiave particolare per smontare un raccordo. Avvisò che avrebbe fatto un salto in laboratorio a prendere l’attrezzo e chiese al cliente di reggere un attimo il manicotto. Il disgraziato lo resse fino all’imbrunire quando, con il tubo in mano, si rese finalmente conto che non avrebbe più rivisto l’idraulico. Ecco un esempio di puntualità nostrana. Le ferrovie giapponesi che collegano Tokyo a Tsukuba, invece, si sono scusate con i viaggiatori perché uno dei loro treni è partito alle 9.44.20 anziché alle 9.44.40. Venti imperdonabili secondi di anticipo. Non c’è dubbio che l’attenzione per gli orari e gli impegni presi dipenda, oltre che dalla buona volontà e da occasionali fattori esterni, anche da variabili culturali. Personalmente ritengo che la mancanza di puntualità dei ritardatari cronici dimostri prima di tutto scarsità di considerazione e di rispetto per gli altri. Assenze e ritardi possono avvenire, ma non è ammissibile farne una regola di vita. È vero che i ritardatari sono persone più felici di chi aspetta, ma occorre spezzare una lancia anche a favore di chi, puntuale, affidabile e rispettoso, è sempre condannato ad attendere guardando l’orologio. Prendiamo in considerazione il mondo Lions.
Ipotizziamo che un nostro club decida di ritrovarsi in piazza la domenica mattina per uno screening gratuito della vista. Interpellato, un discreto numero di soci, impedito da precedenti improrogabili impegni, svanirà nel nulla come neve al sole, ma altri aderiranno, qualcuno addirittura volentieri. Il mattino dell’appuntamento il presidente e il tesoriere si ritroveranno a montare il gazebo da soli nella piazza deserta o, al limite, con l’aiuto del medico oculista. Poi arriveranno gli altri alla spicciolata e, trovando tutto pronto, proporranno di andare al bar in compagnia. A fine mattinata, con aria assonnata, si farà vivo l’ultimo volontario che annuncerà di potersi fermare soltanto pochi minuti a causa di inattesi ospiti a pranzo.
Non neghiamocelo, è uno spaccato di vita lionistica che molti di noi hanno vissuto da una parte o dall’altra della barricata. Non c’è da scandalizzarsi perché siamo esseri umani con tutte le pecche relative. La spilla ci rende Lions, ma non ha il potere di redimerci dai nostri difetti. D’altra parte, francamente, se arriviamo in ritardo nessuno ci può sanzionare. Siamo volontari, non dipendenti. E se qualcuno, per caso avesse da ridire, ci sentiremmo addirittura in diritto di risentirci.
Non metto in dubbio che, grazie a sane inclinazioni e corrette regole di vita, qualche club e molti Lions facciano eccezione, ma quanti ritardatari irredimibili esistono fra di noi? E se si trattasse semplicemente di cattive abitudini?
Pier Giacomo Genta