Vaccino si vaccino no… questo il dilemma

Vaccino si vaccino no… questo il dilemma

La vaccinazione anti Covid-19 ha dato il via, come spesso accade in campo medico, ad accese discussioni sulla necessità di vaccinare o meno e la mai sopita battaglia tra vax e no-vax, sempre più animosa e intensa, direi “viru-lenta”, si è accentuata. Vi sono coloro che ritengono la vaccinazione imprescindibile nella lotta contro il Covid-19 e coloro che la ritengono viziata all’origine dall’aspetto del profitto giungendo a preferire nei fatti l’uso terapeutico dei farmaci antivirali. Di Giovanni Fasani *

Ma per sgombrare il campo da equivoci va sottolineato che a tutt’oggi la vaccinazione è l’unico mezzo per prevenire le infezioni e l’obiettivo della medicina è quello di prevenire ancor prima che curare. Tuttavia non è questo il luogo per entrare nel merito di una polemica, spesso più ideologica, che scientifica. Attenendoci alle attuali evidenze scientifiche sappiamo che oggi sono tre i vaccini approvati dagli enti internazionali e nazionali preposti alle verifiche. Sono stati dichiarati idonei alla prevenzione del Covid-19: il vaccino Pfizer-BionTech, con efficacia del 95 %, il vaccino Astra Zeneca-Oxford con efficacia del 70 % e il vaccino Moderna TX con efficacia del 94 %.
Molti altri vaccini sono in corso di studio e sperimentazione (Profisov, Janssen, Sinovac, Sputnik, ed anche uno italiano il Reithera). Per il vaccino Pfizer-BionTech sorge il problema non indifferente della conservazione, che è di -70 gradi e poi di soli pochi giorni in frigorifero, mentre il Moderna TX può essere conservato in frigorifero per 1 mese. Il vaccino Astra-Zeneca pare il meno deteriorabile e può essere conservato in qualsiasi presidio sanitario con la possibilità di raggiungere anche i paesi più poveri verso i quali è difficile mantenere la catena del freddo.

Vogliamo ricordare che la commercializzazione di un vaccino prevede una corretta sperimentazione con tempi e metodi definiti, che di regola possono variare tra i 2 e i 5 anni. La regolamentazione della sperimentazione clinica deve garan-tire l’aspetto etico (diritti del paziente) e quello scientifico (veridicità dei risultati della sperimentazione). Vi è una fase preclinica che prevede una valutazione di laboratorio in vitro e una valutazione in vivo nella quale viene verificata la risposta immunitaria e/o gli effetti avversi su organismi viventi non umani. Seguono le tre fasi successive, che testano su un numero crescente di volontari la Sicurezza, la Tollerabilità, l’Attività terapeutica e l’Efficacia, ovvero il rapporto costo / beneficio. Se tutte le fasi hanno avuto riscontri positivi il vaccino viene registrato e commercializzato.
La gravissima emergenza sanitaria creata dalla pandemia ha indotto ovviamente ad accelerare i tempi della sperimenta-zione, pur rispettando gli step previsti, ma con intervalli più brevi. Questo però, secondo le autorità sanitarie, non riduce la sicurezza. Vi sono enti preposti (come FDA negli USA, EMA a livello europeo e AIFA a livello nazionale) che ana-lizzano costantemente i dati statistici che pervengono dalle varie sperimentazioni (rolling review). Nessuna regola della sperimentazione viene disattesa. Una 4ª Fase decisamente importante sarà quella della farmacovigilanza Post marketing, spesso cruciale per la verifica sulla attività e gli effetti collaterali di un farmaco.
Nel post marketing si possono ad esempio osservare eventuali effetti collaterali che insorgono con frequenze molto basse (es. 1/5000). In pratica accade che consciamente o inconsciamente medici e pazienti vengono coinvolti in un’ampia spe-rimentazione del farmaco. L’evoluzione continua della ricerca e dell’utilizzo dei vaccini contro il Covid-19 non permette di esprimere un’opinione definita nell’immediato, ma per certo il Covid-19 incalza e non permette esitazioni.

*Specialista in pediatria e Componente Comitato Etico Val Padana – Past Governatore del Distretto 108 Ib3 – LC Cre-mona Stradivari.