IL POPOLO AFGHANO

IL POPOLO AFGHANO

L’impegno dei lions

In un clima di grande incertezza e fragilità i Lions italiani invitano a riflettere sulle scelte da intraprendere per garantire libertà e rispetto dei diritti umani. Un convegno del LC Verona Cangrande sull’attuale situazione in Afghanistan, organizzato in collaborazione con Cisda (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane Onlus), che ha visto l’intervento da remoto di Graziella Mascheroni del Cisda, dopo il saluto iniziale del presidente del club Gian Andrea Chiavegatti. Di Tarcisio Caltran

Da mezzo secolo, tralasciando il passato, l’Afghanistan si trova al centro di guerre e lotte continue per salvaguardare l’indipendenza dalle potenze, alternatesi nell’occupazione del paese, e dai fondamentalisti islamici. Uno scontro duro, su un terreno aspro, che ha permesso agli afghani di resistere costringendo spesso gli invasori a ritirarsi pur con mezzi sovrastanti. È quello che è avvenuto anche la scorsa estate, quando i Talebani si sono ripresi la guida del paese, uno dei più poveri al mondo. In tutto questo le donne hanno esercitato un ruolo importante, soprattutto negli ultimi vent’anni.
Negli anni settanta i Sovietici (a partire dal 1979) hanno preso l’Afghanistan, contribuendo così a riunire i molti gruppi di resistenza, peraltro fieramente divisi fra loro. L’inevitabile “guerra civile” si concluse nel 1996 con il potere in mano ai Talebani.
Nel frattempo, a partire dal 1977, era sorto il primo gruppo “femminista”, con cui ha operato il Gruppo Rawa, che si è allargato poi con l’obiettivo di ottenere i diritti umanitari più elementari, impensabili in un contesto dove la donna non è considerata affatto e deve soltanto obbedire agli uomini, in famiglia e nella società. Nel 1979 il gruppo si era aggregato alla resistenza contro l’occupazione, alla “guerra civile” fino al 1996, quindi contro i Talebani. Ma i diritti restano un sogno e le donne continuano a lottare (in clandestinità), battendosi contro il fondamentalismo, gli invasori e la corruzione politica.
Dopo l’11 settembre 2001 (Torri Gemelle) arrivano gli USA, e gli “alleati della Nato”, che prendono il sopravvento, lasciando ai Talebani piccole zone isolate. Le donne continuano tuttavia, anzi ampliano, la lotta per il rispetto dei loro diritti, anche se l’arrivo degli “alleati” favorisce un minimo di libertà, con l’accesso all’istruzione, alla scuola, all’università, pur costrette spesso alla clandestinità.
La svolta ‘epocale’ fa capire, soprattutto alle giovani, che anche le donne hanno diritto ad un mondo diverso, più aperto (arrivano anche alla Tv ed ai media). Il clima è però difficile, nonostante l’aiuto di Rawa con progetti fatti insieme, cercando di soddisfare le esigenze, sia in campo socio-economico che politico. Dal 2004 vengono avviati corsi di alfabetizzazione, di istruzione sui diritti umani, dopo anni di violenze. Nascono i progetti “Vite preziose” per donne in condizioni critiche, di assistenza medica, legale e psicologica alle vittime di violenza, il progetto “Orfanatrofi” con accesso alle attività sportive, il progetto “Giallo Zafferano” (zona di Herat) ed altri che favoriscono un cambiamento graduale.
Da quando sono tornati i Talebani la resistenza si è fatta più forte poiché i loro diritti sono sempre calpestati. Le donne non accettano di ritornare allo “status quo ante”. Le scuole vengono chiuse, come 150 agenzie di stampa. La vita è sempre difficile anche se non si può cancellare in un attimo quanto era stato conquistato. La libertà per le donne resta però una chimera.
L’Afghanistan dipende in tutto dai Paesi più progrediti, che si dicono pronti ad aiutare gli afghani (ci sono materie prime indispensabili per alcune attività!). Ma una domanda sorge spontanea: a chi andranno gli aiuti? Ci sarà almeno un controllo dei progetti cui sono destinati? L’Italia ha già stanziato 1 miliardo (per ora è una “promessa”!), quando arriverà? L’Afghanistan deve vivere da solo, in un clima libero e democratico. Ma cosa possono fare i Lions?
Per le donne afghane il futuro non sarà certo tranquillo; la lotta per la libertà continuerà. Da qui l’impegno concreto assunto dai Lions non può cessare; deve diventare un punto fermo per superare la crisi umanitaria attuale, specie in difesa di donne e bambini, la parte più fragile di questo paese. Il primo passo è mantenere viva l’attenzione su questa terra martoriata, riconoscendo pari dignità come per gli altri popoli, quindi “garantire i diritti umani alle persone e in particolare a donne e bambini”, come ha detto la CC Mariella Sciammetta, al Consiglio dei Governatori. “I diritti umani vanno difesi sempre e comunque” se vogliamo libertà, giustizia e pace nel mondo.