FUTURO

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Come sarà la vita dopo il Covid?

Caro Direttore, sembra che il lionismo italiano, dai suoi vertici sino ai tanti soci sparsi nei Distretti, non si sia reso conto dello sconvolgimento totale che la tragedia pandemica ha provocato e sta continuando a provocare, non solo in Italia. Non mi pare che la nostra associazione abbia compreso la reale portata e le conseguenze di questo dramma. Lo puoi comprendere analizzando dati statistici e service. A parte qualche lodevole eccezione, i service dei Club sono come quelle statue che hanno la testa rivolta all’indietro. Sono service di scarso impatto, spesso sbandierati al di là della loro reale portata.
Covid è come un muro invalicabile, compatto e indistruttibile, che ha diviso, senza nessuna possibilità di ritorno al passato, quella che era la vita prima del Covid, da come e cosa sarà la vita dopo il Covid. È tutto cambiato: rapporti umani, economie, lavoro, società, persino la religione non è più la stessa. Ci sarà un nuovo mondo.
Il Consiglio dei Governatori potrebbe cogliere l’opportunità di indire un Congresso virtuale straordinario con un solo OdG: “Come sarà la vita dopo il Covid”. Il risultato potrebbe segnare un auspicabile progetto di rilancio di un’associazione che si crogiola in una inelegante, a volte imbarazzante, autoreferenzialità. Mentre potrebbe, anzi dovrebbe, com’è suo dovere, rientrare da protagonista nel vasto mondo delle associazioni italiane di volontariato con proposte nuove.
Caro Sirio, non è uno sfogo, il mio. Ma la consapevolezza di vivere un evento epocale, che sta cambiando la vita di ognuno di noi. Vorrei che la nostra utopia cogliesse l’occasione di realizzarsi, almeno un poco, concretamente.
Che ne pensano “LION” e il suo direttore? Vale la pena fare una battaglia forte e convinta?
Franco Rasi

Caro Franco, condivido il tuo scritto, ma non è facile “cogliere – come scrivi tu – l’opportunità per il rilancio della nostra associazione”. Il lionismo, è vero, a volte ci appare fermo, ma non lo è. Potrebbe fare molto di più, certo, ma non è semplice attirare l’attenzione dei soci della più importante associazione di servizio del mondo. Li attiri, e fai il botto, solo quando scatta l’emozione collettiva. Badaci: le iniziative dei Lions che utilizzano grandi somme di denaro nascono sempre da una tragedia (terremoti, pandemie o crisi economiche). Senza tragedie, spesso giriamo i nostri soldi agli altri.
Ovviamente, il Consiglio dei Governatori non si è accontentato degli oltre 6 milioni di euro donati dai Lions e utilizzati in Italia durante la prima emergenza sanitaria e ha lanciato un’iniziativa nazionale del “dopo Covid”, che “pone attenzione a lavoro, famiglia, nuove povertà”. Il che vuol dire che ogni Lions Club del nostro Paese potrebbe adottare una famiglia, un giovane o un microimpresa in difficoltà. Se tutti i club lo facessero, centinaia di famiglie con difficoltà economiche verrebbero aiutate, centinaia di giovani non abbandonerebbero gli studi, decine di piccole imprese troverebbero un aiuto concreto e il service raggiungerebbe “numeri” degni di un Multidistretto importante come il nostro.
Non rilancio, per quieto vivere, la mia provocazione da “5 milioni di euro”, che per tanti mesi, qualche anno fa, ha avuto il merito di coinvolgere in un dibattito su LION migliaia di soci su un punto fondamentale della nostra vita associativa: l’unione delle forze per raggiungere numeri significativi a favore degli altri.
Come vedi, mancano le “adesioni” dei club ai grandi progetti e non le idee. E, come dici tu, “varrebbe la pena fare una battaglia forte e convinta” per un progetto nazionale. Lanciamo, pertanto, il tuo messaggio ai lettori dell’unico mezzo che unisce tutti i Lions d’Italia, la nostra rivista… qualcuno lo potrebbe raccogliere.
Sirio Marcianò