PIANETA ROSSO FUOCO

PIANETA ROSSO FUOCO

L’estate più torrida di sempre. Bruciano le foreste, si sciolgono i ghiacciai.
DI PIERLUIGI VISCI

I greci lo conoscono dai tempi della classicità e nei classici trova il suo ruolo anche nel mito di Icaro. Fu il premio degli dei, secondo una antichissima tradizione, per i suoi vendicatori: un vento secco e fresco, che mitigasse il clima e consentisse la navigazione nell’arcipelago delle isole Cicladi, attenuando il caldo torrido e la siccità che da maggio a ottobre soffoca le splendide coste dell’Egeo, facendone da sempre il paradiso dei viaggiatori, oggi vacanzieri. Può spirare per giorni, anche due settimane di fila, dal Nord a Sud, sfruttando la combinazione dell’alta pressione dei Balcani e di quella bassa dell’Asia Minore. Il suo nome, oggi come allora, è “Meltemi”, che tradotto significa “mal tempo”. Quando il caldo non s’attenua e persiste, il vento da amico diventa il nemico che alimenta l’incendio dei boschi che bruciano senza soluzione di continuità, anche per due settimane di fila, distruggendo vegetazione e abitazioni e vite umane. Come è accaduto in questa drammatica estate, come è accaduto l’anno scorso e in quasi tutte le estati che si ricordano.
La Grecia brucia da sempre per il suo Meltemi. È la natura che benedice e maledice quella terra. L’Uomo ci mette del suo con l’incuria, le speculazioni, l’invasione e l’aggressione costante. Caldo e siccità, in questa estate 2023 – l’ONU ha definito luglio il mese più torrido di sempre, come dimostra la punta di 47 gradi toccata dalla colonnina di mercurio in Sicilia e financo sui ghiacciai una volta eterni fin quasi ai 5 mila metri di quota – hanno colpito ancora in tante parti dell’Europa meridionale (oltre Grecia e Italia, anche Spagna, Portogallo e Francia), come testimoniano dati e immagini raccolte dal sistema Copernicus Sentinel-2 dell’Agenzia Spaziale Europa (ESA) che alimenta il programma World Fire Atlas.
Nell’Unione Europa sono finiti in cenere 234 mila ettari di boschi (dati parziali e per difetto). L’osservazione ha riguardato anche Tunisia e Algeria e tutti gli altri Stati candidati a entrare nell’UE (Albania, Ucraina, Macedonia), ma anche remoti come le Hawaii statunitensi, dove il governo federale ha messo in campo addirittura l’FBI per indagare sui 1500 dispersi. E soprattutto il Canada, dove Copernicus, fino a luglio, ha registrato 11.598 incendi boschivi, più 705% rispetto ai primi sette mesi del 2022, con dieci milioni di ettari in fumo. La lista è sterminata e le cronache estive ci hanno dato ampio e documentato conto.
L’abbiamo detto e scritto infinite volte e, come Lions, abbiamo elevato a tema permanente di studio e intervento, con la questione ambientale, la tutela e l’incremento del patrimonio boschivo dei nostri territori nazionali e di tutti quelli del mondo. Tutela dell’esistente, anzitutto. Sono oltre 73 mila le specie presenti sulla faccia della Terra, dalle betulle a svariate essenze tropicali, dai pini ai faggi, dai cedri agli abeti e alle querce. È il Brasile il Paese che ne censisce di più: 8.716. E che deve a un albero – il Pao Brazil – il suo stesso nome. Seguono Colombia e Indonesia. L’Italia, con le sue 130 specie, si colloca al posto numero 1250 della graduatoria globale e sembra forse in ritardo. Non è poca cosa, invece, perché boschi e foreste coprono più di un terzo di tutto il territorio nazionale e rappresentano la più ampia biodiversità europea. Con aree come l’Umbria, che si fregia del titolo di cuore verde d’Europa, e l’Abruzzo che vanta i spettacolari Parchi del Gran Sasso e della Maiella. E con l’attenzione a specie che, come animali e popoli, si vanno estinguendo: è il caso dell’Abete bianco della Sicilia e del Pino loricato dell’Appennino calabro-lucano.
La lotta per salvaguardare il patrimonio boschivo mondiale è titanica. Noi siamo felici quando riusciamo a piantare qualche decina o centinaia di alberi nei giardini delle scuole dei nostri figli e nipoti o lungo i viali delle nostre città. Nel nostro piccolo siamo orgogliosi del progetto “Tre alberi per salvare il Pianeta”. Probabilmente ignoriamo che ogni anno, nel mondo, 15 miliardi di alberi vengono abbattuti per ingrandire le aree agricole, gli allevamenti e tutte le altre attività umane che divorano terra e natura. Succede alla Foresta Amazzonica, polmone di tutto il Pianeta, ma anche dietro l’angolo dei nostri paesi e quartieri. Per attività che, spesso, sono puramente speculative. Tra gli strumenti della devastazione ci sono anche gli incendi. Spesso, se non sempre, direttamente o indirettamente causati dalle attività umane. Particolarmente odiosi gli atti di piromania – in parte involontari, causati da disattenzione e imprudenza, sovente da pratiche agricole antiquate e pericolose.
C’è stato il caso di un ragazzino di dieci anni colto sul fatto, come piromane, perché bruciava sterpaglie con un fuoco che si è presto propagato diventando incendio. Non era un piromane, ovviamente: dava solo una mano alla causa contadina della famiglia, che da sempre brucia sterpaglie per ossigenare il terreno. Molto più spesso esplicitamente dolosi, come documentato anche questa estate da immagini rilevate dai droni, con inneschi generati da autentici criminali assoldati da speculatori o animati da spirito di vendetta o di concorrenza sleale nei confronti del vicino. Senza contare i cacciatori che usano il fuoco per stanare animali per indurli a rifugiarsi nelle enclave protette dalle fiamme, dove vengono facilmente abbattuti.
Attività che hanno colpito soprattutto il nostro Sud: in primis la Sicilia, che detiene il record nazionale della più estesa superficie boschiva in rapporto al territorio e di conseguenza di roghi. Drammatiche le immagini della Sardegna, della Calabria, della Puglia e anche del più piccolo Abruzzo e delle sue montagne un tempo impenetrabili.
È vero: ci sono leggi, anche severe, che tutelano i terreni andati in fumo con divieti di utilizzazione (edilizio, agricolo) fino a 15 anni. Succede che l’applicazione delle leggi consenta l’aggiramento delle stesse, perché spetta ai Comuni, spesso di piccole dimensioni e senza personale adeguato, stilare le mappe dei terreni inutilizzabili. E in questi casi, sovente, prevalgono, diciamo così per carità di patria, pressioni indebite ma convincenti, in omaggio a potentati locali. Da anni si sollecitano misure più efficaci, come la creazione di autorità centralizzate, dotate di maggiore autonomia, autorevolezza, mezzi e competenze. Nel frattempo, qualcuno comunque ci lavora. I bracconieri, ad esempio. Oppure contadini che ampliano le loro colture. Perché i terreni bruciati, ossigenati dal fuoco, producono meglio e di più. E sono habitat per gli animali. C’è stato il caso, ad esempio, dei 63 esemplari di tartarughe “Caretta Caretta”, specie simbolo del nostro Mediterraneo, nate in estate tra la marina e i laghi di Sibari, in Calabria, in territorio del comune di Cassano allo Jonio, nel Cosentino.
Il convitato di pietra di questi racconti e le dibattute le tragedie che viviamo ogni estate è sempre lo stesso: il cambiamento climatico. Piaccia o non piaccia, c’è e continua a colpire. Solo questione di Natura. Il Meltemi greco, come abbiamo visto, si ripropone da migliaia di anni e da migliaia di anni fa bene e male. Ma il male è agevolato dalla mano dell’Uomo.
Sappiamo che ogni albero in più è un pizzico di CO2 in meno nell’atmosfera. Ogni albero bruciato o abbattuto è velenosa anidride carbonica in più da sopportare. Queste, ormai, non sono opinioni, ma fatti. Sicuramente noi Lions crediamo a quello che dice la scienza. Ci piace così fare un piccolo accenno a un progetto europeo – GreenChainsaw4Life – per ridurre i rischi climatici e ambientali nelle Valli del Po, Bronda e Infernotto. Il piano punta a risparmiare 200 tonnellate di CO2 all’anno riducendo l’incidenza degli incendi boschivi attraverso catene di approvvigionamento forestale rispettose del clima, creando comunità energetiche. L’Europa ha investito 5 milioni di euro fino al 2024.
Sono segnali, passettini in direzione del miglioramento del Pianeta, partendo dal giardino di casa. Come ci siamo proposti con il nostro “Tre Alberi”, che merita l’impegno di tutti i Lions italiani.