Gianfranco Coccia
Il regno che all’origine avrebbe potuto essere idealmente assimilato a quello dell’utopia, dura invece da più di cent’anni: in altre parole, quando Melvin Jones riunì oltre oceano un gruppo di businessmen allo scopo di dar vita a un’autentica palestra di uomini liberi e disposti ad alternarsi nel tempo per apportare valore aggiunto alla società.
Ci troviamo, quindi, nel bel mezzo della storia del Lions International di inizio Novecento, quel secolo breve che ha prodotto una serie di tragici eventi, dai quali siamo tutt’altro che usciti, specie pensando a quando – già in quell’11 settembre del nuovo millennio – erano stati colti con preoccupazione i primi brutti segnali: come possiamo purtroppo constatare, non sono state sufficienti le lezioni ricevute nel recente passato, tanto da sentire ancora oggi e, non tanto lontano dalle nostre case, il rombo dei cannoni.
Posta questa basilare premessa, proviamo ora a vedere se ci riconosciamo ancora appieno in quel modello di “Essere Lion”, così come era stato allora genialmente pensato e disegnato da Melvin Jones. Questa consapevolezza è oggi ancora sentita in tutto l’ecumene lionistico, come dire: «Sì, è vero, facciamo proprio parte della più grande organizzazione di servizio esistente al mondo!».
Viviamo in un periodo complesso, nel quale i problemi non si fermano alla nostra porta. Siamo infatti tutti cives di un villaggio globale, dove le sfide possono e debbono essere messe a fattor comune per cercare – pur con i nostri umani limiti – di proporre valide soluzioni, oltre che al perseguimento della pace e della comprensione fra i popoli, alle povertà, alle disuguaglianze, alle solitudini, alle migrazioni soprattutto economiche e climatiche, alle crisi ambientali, alle emergenze educative, alle fragilità psicologiche e alle nuove dipendenze: questi sono i volti autentici dei bisogni ai quali il Lion Contemporaneo è chiamato a dare, secondo le proprie forze, le sue attese risposte.
“L’Essere Lions” pertanto significa:
– possedere una propria open mind particolarmente dinamica, informata, capace di cogliere anche i benché minimi segnali di cambiamento o di pericolo;
– poter saper allacciare e stringere legami sinceri e leali, costruire relazioni basate sulla fiducia, la stima reciproca e l’amicizia;
– essere portatori di idee e di capacità progettuale, sapendo “come, dove, quando e con chi” intervenire, soprattutto con metodo e sinergico attivo coinvolgimento;
– rappresentare una sorgente di stimoli e di fiducia, di guida attiva, sempre pronti all’ascolto, dando il proprio esempio, fatto non solo di coraggio, ma anche di pazienza e di umanità;
– saper promuovere nel villaggio globale, sempre più fragile e diviso, i valori della convivenza civile, del rispetto e della tolleranza reciproca.
E, concludendo, l’importante è ricordare sempre che anche l’opera silenziosa, lontana dai riflettori, assume poi un valore significativo senza con questo nulla pretendere, perché il più grande riconoscimento per un “Essere Lion” può essere più che gradito un semplice sorriso, un grazie sussurrato, un volto che si illumina.