LA TRANSUMANZA

LA TRANSUMANZA

Tranquilli, non vi voglio raccontare di quando con “ovis et boves” i pastori traducevano attraverso i tratturi le greggi a svernare a valle. Quanto piuttosto alla curiosa abitudine di alcuni soci a saltabeccare da un Club all’altro alla ricerca di non si sa bene cosa. Di Bernardino Salvati
Fatto salvo chi chiede un transfer per motivi di lavoro o cambiamento di residenza, ad esser sinceri sappiamo bene quali sono le due ragioni che provocano la diaspora. Da una parte, un litigio tra soci apparentemente insanabile, anche se a guardare bene la nostra etica un rimedio si dovrebbe trovare, ma siamo tutti uomini di mondo e sappiamo che un conto è la teoria e l’altro la pratica. Dall’altra, il mancato riconoscimento dei nostri meriti o presunti tali da parte dei soci del club con il presidente in primis
Se nel primo caso perdere un socio per magari troppa suscettibilità di qualcuno dispiace, nel secondo caso spesso i soci tirano un sospiro di sollievo, anche qui con il presidente in primis.
Trovare un nuovo club per il transfuga non riveste eccessiva difficoltà data la fame atavica di soci che c’è in giro ed è spesso frutto di accordi fatti in clima di carboneria di cui i più sono all’oscuro e precedenti di molto le dimissioni.
Qualcuno poco accorto può rischiare di trovarsi socio del nuovo club prima ancora di dare le dimissioni dal precedente.
Giunto al nuovo ovile, ma non domo, il nostro Odisseo, come una sirena omerica, lancia richiami promettendo a tutti una nuova terra promessa.
Ed ecco spuntare puntuali insospettati sodali dal suo club di provenienza che tanto si ingegnano per cercare di seguirlo nell’avventura con le scuse più ingenue ed infantili.
La più comune è la richiesta di dismissione per improrogabili ed imprevisti impegni lavorativi.
Una volta ottenuto lo svincolo, questi impegni, senza dubbio per l’intervento della Divina Provvidenza, si risolvono miracolosamente permettendo l’ingresso nel club del fuggitivo nel giro di pochi giorni con una sfacciataggine degna di miglior causa.
Non se ne abbia a male il club negletto da cotanti soci anzi gioisca per aver fatto pulizia come la solerte massaia nel periodo pasquale.
Non può mancare tuttavia il dispiacere, pur essendo favorevole alla raccolta differenziata, che un club diventi la discarica di altri.
Al di là della celia sarebbe forse opportuno che le segreterie distrettuali provvedessero, alla richiesta di transfer e su indicazione del Governatore, ad un periodo sabbatico di poco meno di un anno al fine di non far perdere al socio l’anzianità e le benemerenze acquisite. Tale periodo di quiescenza calmerebbe gli animi, schiarirebbe le menti, favorirebbe la comprensione di cosa si cerca e se l’associazione sia il luogo adatto al fine delle nostre aspirazioni.
Ma torniamo di corsa dal nostro socio irrequieto che abbiamo abbandonato nel suo nuovo club prima che si senta trascurato e chieda un nuovo trasferimento.
In effetti egli sta benissimo dove sta, tanto da poter far sue le parole che Tito Livio fa pronunciare al Centurione “Hic manebimus optime”. In effetti si è creato il suo habitat, ha portato con sé gli amici ed è pronto alla scalata.
Almeno finché si riterrà adeguatamente osannato. Altrimenti non c’è problema, ricomincerà a saltare.
Di solito, l’ultimo salto è quello fuori dall’associazione e questo è un bene per tutti!