Di Danilo Francesco Guerini Rocco
Leggere o ascoltare prima delle nostre riunioni il Codice Etico, e in particolare questi due capoversi “Ogni dubbio circa il proprio diritto o pretesa nei confronti di altri deve essere affrontato e risolto anche contro il proprio interesse – Essere cauti nella critica, generosi nella lode, sempre mirando a costruire e non a distruggere”, dovrebbe consentire di affermare che almeno in ambito associativo si dovrebbe viaggiare sempre su di un tappeto di petali di rose.
Purtroppo, ci si dimentica che il socio Lion è il nostro “patrimonio” più importante: i service, nostro unico scopo, camminano sulle gambe dei nostri associati, donne e uomini di buona volontà; è normale che qualche spina possa restare sul percorso, ma non se si continua a trasformare ogni spillo in una trave, pronti sempre e solo a dar addosso all’altro. Peccato per gli altri, l’altro siamo noi.
Vorrei provare a cimentarmi nel convincere tutti ad abbassare i toni, ovviamente facendo autocritica, ovvero partendo ovviamente da me medesimo. La sfida Mission 1.5 che abbiamo davanti è troppo importante per perdersi in dispettucci da prima elementare, delazioni, pettegolezzi.
Adeguarsi all’immagine coordinata non è il vezzo di questo o quel governatore, è un adempimento derivato dalla responsabilità per il dg della tutela del marchio, passaggio votato al congresso nazionale. Ne sono colpevoli gli assenti che, se contrari, in quel contesto non ne avrebbero consentito l’approvazione; è demenziale parametrarla alla registrazione presunta tardiva per i mancati pagamenti, perché per giustificare i propri errori si butta in caciara il tutto. Non è possibile che si abbia sempre e solo ragione che chi non la pensa come noi debba tacere e/o essere tacciato di pazzia. Il segretario, il tesoriere, il cerimoniere distrettuale e il responsabile telematico non sono personale di servizio, sono soci come tutti noi.Magari con comunicazioni a loro dirette, dotate di un minimo di educazione, si potrebbe consentire a chi serve con questi incarichi di poter operare meglio, in armonia, magari anche sorridendo.
Essere leader non significa essere autoritari, ma con il proprio esempio, con il proprio comportamento, essere autorevoli. Tutto quello che accade non è la costruzione di una marachella, di un affronto o di una lesa maestà, perché “abbiamo sempre fatto così” non può e non deve essere la scusa per evitare di crescere, di sviluppare un lionismo proteso al domani.
Sicuramente l’uscita dalla pandemia, la situazione economica, le mille e più difficoltà che oggi ci attanagliano non possono divenire il motivo di asportare il pallone perché non si gioca con le regole personalmente scelte, quelle più favorevoli.
Concludo con la certezza che dopo il temporale, arriva sempre il sereno e l’arcobaleno associativo sarà il ponte per arrivare domani al traguardo di crescita auspicato: mi permetto sin d’ora di contare sulla vostra indispensabile collaborazione, cari soci Lion.
Un sorriso.