Sostenere il ruolo della donna nella società mediterranea

Sostenere il ruolo della donna nella società mediterranea

Si è da poco conclusa a Tangeri la 25ª Conferenza del Mediterraneo, un appuntamento che si rinnova, di anno in anno, in differenti luoghi del Mediterraneo e che in questa edizione ha percepito un grande vuoto per la perdita del PID Massimo Fabio, uno dei padri fondatori di questo evento, al quale tanto ha dedicato in impegno e passione nel suo ruolo di archivista.
I temi di quest’anno sono stati “Le emergenze climatiche”, “I rifugiati attraverso il mare Mediterraneo” e “Il ruolo della donna nella società mediterranea” e io ho avuto l’opportunità di presiedere quest’ultima sessione. È un tema a me molto caro, perché mi occupo da molti anni della valorizzazione del ruolo femminile sia professionalmente che nelle associazioni con cui collaboro.
Il Mediterraneo accoglie culture differenti e di enorme ricchezza. È caratterizzato da differenze che creano valore e la questione femminile va trattata con delicatezza e rispetto, perché tocca le differenti sensibilità dei popoli.
Se diamo uno sguardo alla presenza femminile Lions nel Mediterraneo possiamo notare che in molti paesi è maggiore di quella degli uomini. In Marocco è il 63%, in Grecia il 61%, in Tunisia il 55%, in Turchia il 60%, a Cipro il 54%, in Egitto il 66%, in Israele il 58%, in Croazia il 56%, in Bosnia il 51%, in Albania il 60% e in altri paesi il 50%. Ci sono donne in posizioni di leadership: presidenti di club, governatori, officer distrettuali. In Marocco, ad esempio, oggi ci sono 3 Vice Governatori donna.
I Lions possono essere, quindi, un buon motore per favorire il raggiungimento degli obiettivi della sostenibilità dell’“Agenda 2030”: l’obiettivo numero 5 che riguarda proprio la parità di genere.
Il segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres afferma che “la discriminazione di genere è globale, cronica, pervasiva e crea ostacoli per ogni singolo paese del mondo” e che “l’uguaglianza di genere è sia un diritto umano fondamentale, sia una soluzione ad alcune delle nostre più grandi sfide globali. Ma metà dell’umanità è frenata dal più diffuso abuso dei diritti umani del nostro tempo”.
Diversità, equità e inclusione sono al centro di ciò che siamo, come soci Lions, e di ciò che rappresentiamo nell’ambito della società civile. Noi Lions svolgiamo un ruolo di visione e affiancamento per generare idee innovative e per risolvere problemi complessi in un mondo in continua evoluzione.
L’uguaglianza di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma una base necessaria per un mondo pacifico, prospero e sostenibile. Ci sono stati progressi negli ultimi decenni, ma il mondo non è ancora sulla corretta strada per raggiungere la parità di genere entro il 2030.
La sessione è stata suddivisa in due parti: alcuni interventi sul tema e una tavola rotonda per dibattere ed integrare i diversi punti di vista con uno sguardo particolare ai diritti umani e ai possibili piani d’azione da promuovere. Interessante la sintesi sulle interviste fatte nel Mediterraneo sull’impatto delle Nuove Voci (New Voices) all’interno dell’organizzazione.
Ecco la successione degli interventi: Fathia Bennins (Marocco) su “La situation des femmes dans le Mèditerranée du sud”, PDG Alessandro Mastrorilli (Italia) su “Lions for women”, Suheila Ucisik Erbilen (Cipro) su “Comunity Driven development trasformative grassroots training”, Mirat Tutak (Turchia) su “Lions against the challenge for the woman in the mediterranean sea”, Miriam Ayachi (Tunisia) su “Femmes entrepreneuses entre acquis et défis”, PDG Carla Cifola (Italia) su “Nuove voci del Mediterraneo”, Lucrezia Lorenzini (Italia) su “I Lions promotori di indirizzi strategici per i diritti delle donne”, PCC Mariella Sciammetta (Italia) su “Donne, diritti umani e pieno sviluppo”.
Particolarmente dinamica la tavola rotonda che ha visto coinvolte la PCC Mariella Sciammetta, Lucrezia Lorenzini e la PDG e Area Leader 4 F Carla Cifola.
In sintesi, il risultato della sessione è che nel termine “gender balance” (equilibrio di genere) la parola importante è “equilibrio”. Nei Paesi dove c’è maggior equilibrio di genere c’è maggiore attenzione alle politiche sociali ed economiche. Vanno sostenute le donne con competenze, ma è importante creare le basi per una adeguata istruzione ed indipendenza economica. Si deve partire da una corretta educazione di genere all’interno delle famiglie e stimolare l’impegno professionale delle donne creando dei modelli che possano essere imitati e seguiti per ispirare altre donne. È importante fare leggi che sostengano l’empowerment femminile, ma che supportino anche la famiglia e le politiche sul lavoro. I progressi in molte aree, tra cui il tempo speso per l’assistenza non retribuita e il lavoro domestico, il processo decisionale in materia di salute sessuale e riproduttiva e il budget di genere, sono in ritardo. I servizi sanitari per le donne, già scarsamente finanziati, hanno dovuto affrontare gravi interruzioni a causa del Covid-19. La violenza contro le donne rimane endemica. E nonostante la leadership delle donne nella risposta al Covid-19, seguono ancora gli uomini nell’assicurarsi le posizioni decisionali che meritano.
Sono necessari impegno e azioni coraggiose per accelerare i progressi, anche attraverso la promozione di leggi, politiche, bilanci e istituzioni che promuovano l’uguaglianza di genere. Un maggiore investimento nelle statistiche di genere è fondamentale, dal momento che attualmente è disponibile meno della metà dei dati necessari per monitorare l’obiettivo numero 5.
Appuntamento all’anno prossimo, a Bologna, con un nuovo confronto su questi temi e il desiderio di portare proposte e soluzioni per una società dove uomini e donne insieme possano creare valore.
Con Cuore, Testa e Mano.
Elena Appiani
Direttore Internazionale