Robotica e IA: eccellenza italiana

Robotica e IA: eccellenza italiana

di CARMELA FULGIONE 

L’Italia eccelle nella ricerca su robotica e intelligenza artificiale, grazie a figure di rilievo come Bruno Siciliano, professore di Robotica all’Università di Napoli Federico II. Siciliano guida l’innovazione globale con pubblicazioni di impatto e tecnologie che rivoluzionano industria, volontariato e la nostra vita quotidiana.

Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali. È stato insignito dell’Engelberger Robotics Award, il prestigioso premio della robotica mondiale.

Organizzata dai Lions club Eboli Battipaglia Host, Salerno Arechi e il Branch Eburum Cittadinanza Umanitaria, il professor Bruno Siciliano ha tenuto una lectio magistralis agli studenti del liceo Medi a Battipaglia.

Professor Siciliano, a che punto è in Italia la ricerca scientifica sulla robotica e l’intelligenza artificiale?

«L’Italia è tra i paesi leader nel campo della ricerca scientifica in robotica. Il trasferimento dell’eccellenza della ricerca in valore economico e industriale è anch’esso molto alto: gran parte dell’industria produttrice di macchine intelligenti, che fanno della manifattura italiana la prima in Europa per valore aggiunto, è oggi basata su idee e tecnologie meccatroniche e robotiche innovative. 

Accanto a questo, numerosi sono i centri di eccellenza e le iniziative per promuovere l’innovazione nel settore, come l’Istituto di Robotica e Macchine Intelligenti (I-RIM), che svolge un ruolo importante nel coordinare e sostenere le attività di ricerca e sviluppo.

La ricerca sull’IA in Italia è in piena espansione: l’Italia si posiziona tra i primi dieci paesi al mondo per numero di pubblicazioni scientifiche, mentre nel contesto europeo si colloca al terzo posto, subito dopo il Regno Unito e la Germania. 

Un ruolo significativo per l’IA è giocato da Fair – Future Artificiale Intelligence Research, una fondazione che si propone di sviluppare tecnologie innovative e soluzioni all’avanguardia in settori chiave come la sanità, l’industria, l’energia e la sostenibilità ambientale. Si tratta di un partenariato, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con 114,5 milioni di euro nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che punta a consolidare la posizione dell’Italia come leader nella ricerca e nell’applicazione dell’IA a livello europeo e internazionale».

Il rapporto tra Etica e IA: quanto l’IA potrà tecnologizzare l’uomo?

«Il potenziale trasformativo dell’intelligenza artificiale è enorme. Assistenti vocali, sistemi che analizzano i nostri dati, dispositivi indossabili che monitorano la nostra salute. Queste tecnologie ci permettono di superare i limiti umani, migliorando aspetti come la memoria, la velocità di calcolo e la capacità di analizzare dati complessi. In prospettiva, l’IA costituirà una vera e propria infrastruttura invisibile in cui abiteremo.

Tuttavia, questa evoluzione porta con sé una sfida cruciale: come possiamo assicurarci che tale integrazione non comprometta la nostra autonomia o identità? Per rispondere, è indispensabile definire nuove regole e principi che garantiscano che l’intelligenza artificiale resti sempre uno strumento al nostro servizio. La sfida, dunque, non è solo tecnologica, ma anche culturale ed etica».

Ci racconti della sua esperienza internazionale e del suo ritorno a Napoli.

«La mia storia è indissolubilmente legata a Napoli, città dove sono nato e che ha sempre guidato le mie scelte. Dopo il dottorato, ho ricevuto due offerte straordinarie: una cattedra al Georgia Institute of Technology e una a Stanford. Nonostante fossero opportunità irripetibili, ho scelto di restare, spinto dal legame con la mia terra e dalla passione per il Napoli, allora al culmine con Maradona.

A Napoli ho fondato il Prisma Lab, un centro di robotica avanzata con 25 progetti europei, tra cui EndoTheranostics, che nel 2023 ha ottenuto un Synergy Grant da 10 milioni di euro per sviluppare microrobot in grado di rivoluzionare la colonscopia e combattere il cancro al colon-retto. Ho contribuito alla comunità scientifica con Robotics, libro adottato globalmente, e co-curato lo Springer Handbook of Robotics, un’opera di riferimento per la robotica, coordinando oltre 200 ricercatori internazionali.

Tra i riconoscimenti ricevuti, condivido spesso il motto che mi ispira: “Keep the gradient”, un inno a cogliere sfide e opportunità con impegno e leggerezza, come insegna la cultura partenopea».

Professore, in che modo le innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale possono supportare il lavoro delle organizzazioni di volontariato, come il Lions International, per affrontare le sfide sociali ed economiche delle comunità in cui operano?

«L’IA può analizzare rapidamente grandi quantità di dati per identificare aree vulnerabili, prevedere bisogni delle comunità e ottimizzare risorse, garantendo interventi tempestivi e coordinati. Robot bio ispirati ed esoscheletri ampliano le possibilità di intervento nelle emergenze, migliorando l’efficacia delle missioni. Esoscheletri possono supportare i volontari aumentando forza e resistenza, mentre robot volanti esplorano aree inaccessibili, mappano zone colpite e individuano sopravvissuti. Robot quadrupedi trasportano rifornimenti, e robot serpente si insinuano tra le macerie per segnalare interventi necessari.

Queste tecnologie trovano applicazione anche nella protezione ambientale: esoscheletri aiutano nella piantumazione o nella rimozione di detriti, e droni monitorano la qualità dell’acqua. Sebbene oggi prevalenti in ambiti industriali e militari, offrono al volontariato strumenti per potenziare l’intervento umano a beneficio della collettività».