In ultima analisi, Melvin Jones e Paul Harris (fondatore del Rotary) non si sono inventati niente di nuovo. Nel promuovere l’idea di associazione di servizio, hanno recuperato (sicuramente in modo inconsapevole) un esempio di organizzazione sociale esistente nel medioevo e lo hanno riadattato alla società occidentale dell’inizio del XX secolo, come strumento per perseguire scopi di mutua assistenza e caritatevoli. Di Luciano Mallima
Il riunirsi dei singoli individui in gruppi è qualcosa di connaturato all’essere umano, attraverso due dinamiche formative: nascita e adesione volontaria. Nel primo gruppo ritroviamo la famiglia, la gens nell’antica Roma, il casato, la parentela, il sesso, mentre nel secondo gruppo ritroviamo tutte quelle strutture sociali a cui aderiscono gli individui di propria volontà, come un partito politico, un’organizzazione religiosa o un gruppo d’interessi. Questo secondo genere di gruppo trova nel lessico altomedioevale una serie di eteronimi come gilda, confratria, fraternitas, consortium, societas, coniuratio, amicitia, ecc. che li distinguono per le particolarità insite nel gruppo.
Se pensiamo alle modalità d’ingresso nei nostri club, come la cooptazione, il giuramento e l’accettazione di statuti e regolamenti, ritroviamo tutti questi aspetti nelle fondazioni delle gilde, i cui elementi fondamentali erano rappresentati del giuramento e dal pasto. Il mutuo giuramento era un atto giuridico fondante e vincolante che creava l’uguaglianza fra i suoi aderenti e, in forza dell’adozione degli statuti, creava un ambito giuridico autonomo. Il pasto collettivo aveva la funzione di rinnovare permanentemente l’associazione giurata ed era legato all’ufficio divino, alle opere di carità, alla commemorazione dei defunti e alla celebrazione di ricorrenze storiche. Riconoscere in queste pratiche i nostri convivi risulta essere abbastanza intuitivo, essendo fondamentali per la creazione dei legami associativi, personali e identitari.
Quindi queste associazioni giurate (coniurationes) nasceva-no per il preciso scopo di far fronte a una disorganizzazione sociale in cui gli associati si davano una struttura per far fronte ai propri bisogni e a quelli della collettività, sia che fossero materiali o anche morali, attraverso un sistema normativo ed organizzativo che ne richiedeva il rispetto solo da chi vi aderiva. Anche i conflitti e le controversie venivano gestite da tribunali interni con procedure proprie, esattamente come accade nel Lions Club con le procedure di risoluzione delle controversie interne.
Pertanto all’interno di questa pletora di associazioni medie-vali che hanno visto nelle corporazioni di arti e mestieri gli esempi sicuramente più conosciuti, si distinguono le confraternite come associazioni che perseguivano finalità essenzialmente religiose e caritatevoli. In questo ambito specifico le confraternite assumevano un ruolo importante all’interno delle città in quanto la caritas praticata da queste associazioni rappresentava un importante contributo alla vita delle comunità in quanto erano esempi educativi alla pax ed alla concordia. Nel contempo, il dovere di mutuo soccorso accettato dal membro della confraternita lo portava a stringere altri legami, a base religiosa e rituale, di vastissima portata. Ciascuno di questi legami rappresentava una garanzia di pace per l’insieme della città, incarnando una specifica “cultura” che ne garantiva anche la sua continuità; questa cultura comprende un certo numero di valori e di norme, generatori di atti sociali che dipendono a loro volta dal comportamento degli altri. Queste azioni, peraltro, producono risultati obiettivi, materiali e immateriali, che generano un ethos, nel senso di atteggiamento etico dell’uomo, rivolto alla cura e attenzione verso la parte più debole della popolazione e promuovendo il senso di “comunità”.
È sufficiente leggere il codice dell’etica lionistica per ritrovare valori come fratellanza, tolleranza, comprensione reciproca, solidarietà e rispetto verso le proprie istituzioni perché il parallelismo fra ciò che era perseguito nelle confraternite medievali e il sistema valoriale del lionismo risulti evidente e perfettamente sovrapponibile. Unica eccezione riguarda il sentimento religioso che permeava l’uomo medievale e che non riscontriamo nell’atteggiamento laico voluto dai fondatori del Lions Club, chiaro frutto di una società multiculturale, multietnica e multireligiosa come quella americana dal momento della sua fondazione e del suo sviluppo sociale post rivoluzionario.
Questa, seppur breve, visione storica può farci comprendere le ragioni del successo di aggregazioni umane come quella lionistica, che adattandosi alle mutate condizioni sociali, sono riuscite a rinnovare e diffondere il messaggio solidale del servizio in culture e paesi profondamente diversi fra di loro ma uniti da un’idea di villaggio globale di cui tutti, indistintamente nel mondo attuale, facciamo parte.