Intervista a Mariangela Pira
Di Giulietta Bascioni Brattini
Mariangela Pira è giornalista, scrittrice, conduttrice, reporter ed esperta di economia e politica internazionale. Tra le più preparate, soprattutto in economia e finanza, empatica, la giornalista è un volto noto di SkyTg24. Ha iniziato la sua carriera all’Ansa di New York, seguendo alcuni processi e la prima Inauguration Week del Presidente George Bush. Mentre lavora a Class, nel 2004, vince una borsa di studio per la Cina. Qui ne studia i complessi meccanismi politici, culturali, finanziari e acquisisce i rudimenti della lingua. Dall’Oriente corrisponde per Class, per Panorama e collabora anche per Milano Finanza.Oltre alla politica estera, il suo ambito di interesse professionale principale è l’informazione economica e finanzia-ria, in particolare le Borse. Gli argomenti che tratta sono molto delicati e Mariangela Pira nel suo lavoro dimostra aderenza alla realtà, equidistanza ed imparzialità.Dopo “Anno zero d.C. (I nostri soldi, i mercati, il lavoro, i nuovi equilibri internazionali dopo il coronavirus)”, recente è l’uscita del suo ultimo libro: “Il mondo nuovo”. Com’è e come sarà il mondo e l’Italia dopo la pandemia.La seguo spesso in televisione e sono stata molto positivamente colpita dal suo intervento nel corso dell’iniziativa del Distretto 108 A.Il tema della videoconferenza, organizzata dal Lions Club Jesi, presieduto da Roberto Puppato era “Educazione finanziaria: una necessità per tutte le età”. Roberto Pacini, referente distrettuale del service, ha coordinato gli interventi anche di studenti, dirigenti scolastici e docenti di scuole superiori.Signora Pira, che ne pensa dell’iniziativa del Lions Club?Penso che queste iniziative siano molto importanti. Sono convinta che, in ogni modo, occorra divulgare la conoscenza finanziaria, cosa che in questo Paese non si fa. Ovviamente deve essere affiancata ad altri tipi di studi, di culture. Io, per esempio, ho una cultura umanistica classicista.In Italia ad esempio il “se avrei” è un errore da penna rossa, sbagliare una tabellina non lo è, invece è un errore tam quam. Bisogna veramente prestare molta attenzione alla cultura finanzia-ria perché dà le basi della vita di tutti i giorni. Un esempio banale: sapere qualcosa quando si va a chiedere un mutuo.Si pensa all’economia solo come numeri, statistiche… ed è poco “appetibile”. Però è un valore fondamentale per il bene della collettività. Parlare di finanza ai giovani comunque non è facile.Parlare ai giovani non è facile, è vero, però si può trovare il modo migliore facendo degli esempi, che siano semplici, comprensibili e che riguardino il loro mondo. Per questo, secondo me, il giornalista dovrebbe essere informato sui vari social perché si deve parlare lo stesso linguaggio della persona alla quale ci si rivolge. Purtroppo alcuni parlano di argomenti e non sanno neanche quanto costa un litro di latte o quanto costa una corsa sui mezzi pubblici, perché magari sono abituati a prendere i taxi.Secondo lei l’Italia, ammirata nel mondo per arte, bellezza, cultura… ha la giusta attenzione per le sue “risorse”, fondamentale i giovani e la scuola?Secondo me no. Certo la nostra scuola non è affatto male. Io mi sono trovata spesso a compararla con l’estero, e non parlo di aree geografiche difficili, parlo degli stessi Stati Uniti. Io trovo che la nostra scuola prepari i giovani, che hanno delle ottime basi. Per esempio, se tu vai a chiedere, anche nella migliore scuola degli Stati Uniti, concetti di storia che ci sembrano basilari, non li sanno.Senza però fare degli esempi specifici… altrimenti sarebbe anche molto imbarazzante, sono convinta che, partendo dalla base ottima che abbiamo, bisogna investire ancora nel nostro tesoro più prezioso. Spesso si criticano gli insegnanti però non sono pagati a sufficienza se andiamo a vedere quanto sono pagati in Germania.Poi noi siamo un bagaglio di conoscenza ma non conclusa. Non si smette di studiare dopo i dieci anni della scuola dell’obbligo. A me, ad esempio non basterà mai conoscere, io devo lavorare e continuare a studiare. L’unico modo per crescere è studiare, leggere, cercando sempre di mantenere attive le sinapsi. Quando ci si trova ad affrontare situazioni diverse, si va a “pescare” da questo cesto di conoscenza.Come è nata la sua passione per il giornalismo?La mia passione per il giornalismo nasce sicuramente con l’episodio che ha più incisivo nella mia vita: l’uccisione di Paolo Borsellino. Da lì qualcosa in me è cambiato, è nata questa curiosità di capire, di sapere, di voler raccontare. Inoltre ho letto tantissimo, tuttora leggo. Mi diverto anche a cercare le prime edizioni dei libri di Oriana Fallaci. Sicuramente sono una persona molto curiosa, lo ero da bambina quando leggevo il giornalino di Famiglia Cristiana, quello per i ragazzi, Il Corriere dei piccoli e lo sono tutt’ora. Leggo con la stessa curiosità anche oggi, quindi direi che è questo a dare la misura del mio essere giornalista.Il fatto di voler sempre capire, curiosare, fare domande, anche stupide, però anche queste, alla fine, servono a spiegare una storia.Colpisce il suo aspetto di giovane e bella ragazza ed un curriculum che l’ha vista protagonista di un percorso lavorativo tanto importante quanto impegnativo.In realtà penso di essere molto normale. Di fatto l’essere donna ci qualifica. Non parlo con spirito di rivalità rispetto agli uomini o per creare contrapposizione, secondo me anzi ci dovrebbe essere un mondo mutuale, non dominatore, né da parte degli uomini né delle donne.Però credo che viviamo in un mondo in cui le regole sono stabilite di fatto dagli uomini. Questo significa che devi lavorare il doppio, devi dimostrare di più. Devi accettare, questo mi capitava soprattutto quando ero più piccola, battute che magari agli uomini non si fanno. Non sono però vittimista, (questo è un po’ il problema degli italiani…) e penso che si debba andare dritti per la propria strada, lasciando andare queste cose. Sono convinta che agire sempre in buona fede, cercando di essere il più pulita possibile e, per quanto sia a volte molto difficile, non scendere a compromessi, alla fine paghi.Io ho cercato anche di guardare sempre alla crescita personale, a quello che si vuole fare, ignorando l’invidia e la negatività.Soprattutto in questo periodo storico, la televisione e la rete hanno un ruolo centrale nell’informazione. Non pensa che si potrebbe fare qualcosa di più e di meglio per giovani e ragazzi?Sì, penso che si possa fare di meglio per i ragazzi. Il fatto però è che siano proprio i ragazzi che usano questi mezzi a spargere notizie non vere… è un cane che si morde la coda. Ma la responsabilità a mio avviso, ce l’hanno i social che potrebbero fare di più per arginare il fenomeno delle fake news.Ad esempio, se tu in un post hai un “mi piace” e poi puoi commentare… chi non è d’accordo sul “mi piace” butterà il suo veleno nel commento. Basterebbe, banalmente, aggiungere un “non mi piace” e solo questo cambierebbe molto le cose.Credo che i social abbiamo una grande responsabilità e non facciano abbastanza.La pandemia e la crisi che il mondo sta fronteggiando come ci cambie-ranno?La pandemia credo che ci abbia già cambiato e che molti cambiamenti li vedremo anche in futuro. Vedo tanta fragilità in giro e a molti ha fatto capire qual è davvero la loro vita perché stando a casa si capisce veramente se sei solo o meno. Affrontare il problema ha fatto sì che fronteggiassimo la verità. Stiamo vivendo in modo diverso anche la morte con un nuovo significato.Sembrava un mondo governato da Internet, invece abbiamo capito che le cose fisiche, materiali, sono importanti e anche questo secondo me è un grande cambiamento. Lo è perché abbiamo capito che senza le materie prime noi ancora non possiamo fare niente. Si creano i colli di bottiglia, rallentamenti della catena di produzione. Non doveva fare tutto Internet? No, non farà tutto Internet.Un ragazzo, nel suo bell’intervento in video conferenza, ha parlato di Economia etica. Dietro all’economia c’è l’Uomo, ha detto. Quanto valore, secondo lei, hanno questi aspetti e il grande impegno del volontariato, il cosiddetto Terzo Settore?Sì, credo che il ruolo del volontariato sia importante e l’Italia si caratterizza per questo. Il terzo settore, tutt’ora, anche nella crisi economica che abbiano avuto con il Covid e con i nuovi poveri che ci sono nel nostro Paese, abbiano avuto un ruolo preponderante.Ed è, a mio avviso, anche uno dei motivi per cui il terrorismo non ha attecchito nel nostro Paese. Il grande impegno del volontariato dimostra apprezzamento per l’uomo in quanto tale, al di là di tutto.Cosa si sente di dire ai nostri lettori Lions? Molti di questi sono i Leo, giovani che hanno sposato i nostri ideali di servizio: agire per il bene comune.Non credo di essere una che può dire o lasciare messaggi ma penso che il vostro motto “agire per il bene comune” sia giusto, mi piace tantissimo e sicuramente il bene comune è quello che dovrebbe caratterizzare l’operato nostro, nel nostro piccolo, ma anche quello dei nostri politici, cosa che invece di solito non è.Bene comune è quello che ha caratterizzato le vicende di Borsellino e di Falcone. Non guardavano il proprio orticello. Borsellino sapeva che era arrivato il tritolo per lui a Palermo ma non ci ha pensato due volte a scappare. È rimasto in città e non ci pensava proprio ad andarsene via. Agire per il bene comune è un fine molto nobile ma non deve per forza essere fatto da patrioti e martiri, può essere anche il nostro modo di fare la raccolta differenziata e di non pensare che il mondo debba essere salvato dall’alto e non dall’operato di ciascuno di noi.