DAL BOSCO SERVIZI FONDAMENTALI PER LA VITA DELL’UOMO

DAL BOSCO SERVIZI FONDAMENTALI PER LA VITA DELL’UOMO

Occorre ripensare al bosco e alla forestazione, ricreare le condizioni utili a salvare la biodiversità. Il bosco crea un microclima necessario alla vita dell’uomo, al contenimento dell’aumento climatico del pianeta, ma anche alla salvaguardia ambientale. Di Tarcisio Caltran

La crisi climatica torna spesso nelle serate Lions e nel dibattito che si è aperto sui cambiamenti che hanno mutato il nostro territorio. Una delle cause è legata al taglio incondizionato degli alberi e delle foreste, che un tempo ricoprivano quasi tutto il pianeta. Civiltà intere sono scomparse perché hanno tagliato i boschi e sono state costrette a spostarsi in altre aree, dopo aver vissuto per secoli in totale armonia con la natura, in un ecosistema che si è poi modificato. Un chiaro esempio ci viene dal popolo degli Anasazi (Nord America), che ha vissuto un periodo fiorente in simbiosi con la natura ed è poi scomparso nel XIII secolo d.C., con l’eliminazione del bosco, che ha provocato la riduzione delle piogge, l’aumento della temperatura e l’avanzare del deserto.
Sono solo alcuni degli aspetti evidenziati da Paola Favero (forestale, già comandante del CC Forestali di Vittorio Veneto, e scrittrice), la quale ha tenuto una relazione al LC Verona Europa, presentata dal presidente Gian Andrea Chiavegatti. La sua è una conoscenza maturata sul campo e quindi ancora più attendibile. La relatrice ha proseguito con altre informazioni, di grande attualità anche a seguito degli eventi che hanno colpito il nostro territorio negli ultimi anni.
Il bosco crea il terreno, assorbe gradualmente l’acqua, rallenta la possibilità di piene, ha effetti sulla salute, ma la fun-zione più importante è la biodiversità dell’ambiente, compresa la rete di microrganismi che assicurano la vita. Tutto è collegato. Nel Veneto la foresta è stata distrutta per il 50%. La principale colpevole del riscaldamento è la parte Nord della Terra che produce più anidride carbonica del resto del mondo. Tutto ciò è colpa degli alberi, meglio di chi li ha tagliati. Al riguardo la relazione di esperti alla Cop26 è stata drammatica. Molte località rischiano di andare sotto acqua e le cosiddette “bombe d’acqua” sono aumentate notevolmente.
I boschi sono fragili, come ha dimostrato l’uragano Vaja due anni fa, distruggendo una foresta di rara bellezza, con venti che hanno superato i 150 km all’ora ed hanno colpito inesorabilmente la riserva di Somadida nel cuore delle Dolomiti e del Cadore. Lì dove avevano tagliato i veneziani ci vorranno milioni di anni per arrivare alla crescita attuale, con una foresta più forte e più reattiva.
“Disastri del genere dovrebbero far aprire gli occhi. Noi uomini siamo bravi a distruggere, ma possiamo fare tanto per creare boschi e foreste; basta volerlo – ha detto Paola Favero -. Fondamentale la conoscenza dei comportamenti; si deve ridurre il taglio degli alberi, ma contemporaneamente agire con la riforestazione e la ricostruzione”.