Vaccino unica arma

Vaccino unica arma

La pandemia da Sars-Cov-2 rappresenta una grande sfida per la salute globale sia per l’elevato numero di infezioni e sia per il numero di decessi (1.5 milioni in tutto il mondo, di cui oltre 60 mila morti solo in Italia). Nel tentativo di prevenire la diffusione della malattia e di controllare la pandemia, si sono sviluppati numerosi vaccini e la Coa-lition for Epidemic Preparedness and Innovations (CEPI), ne sta coordinando i progetti. Di Renato Sambugaro *

A causa della recente scoperta del virus e della difficoltà di prevedere il tipo di risposta immunitaria prodotta, le stra-tegie adottate risultano molto diversificate fra loro e, di conseguenza, risultano diversi i tipi di vaccino in grado di proteggere dall’infezione.
L’Italia, attraverso il Ministero della Salute, ha seguito le fasi che hanno portato alla messa a punto di vaccini che possono contribuire alla protezione di individui e comunità, al fine di ridurre l’impatto della pandemia.
La situazione di emergenza e la necessità di accelerare i tempi per poter avere a disposizione dei vaccini sicuri ed efficaci hanno reso necessario il ricorso a procedure del tutto innovative e per tale motivo, parallelamente alla realizzazione degli studi pre-clinici e di quelli clinici di fase I, II e III, si è avviata la preparazione della produzione su scala industriale, ai fini della distribuzione commerciale.
L’Italia avrà a disposizione oltre 200 milioni di dosi vaccinali totali entro il 2022 e la strategia di sanità pubblica per questa fase si focalizza inizialmente sulla riduzione diretta della morbilità e della mortalità, nonché sul mantenimento dei servizi essenziali più critici. Successivamente, il focus sarà sulla riduzione della trasmissione, al fine di ridurre ulterior-mente il carico di malattia e le conseguenze sociali ed economiche. Con l’aumento della disponibilità delle dosi si inizierà a sottoporre a vaccinazione anche altre categorie di popolazione, fra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali. Nel corso dell’epidemia si potrà attuare una strategia di tipo adattativo, qualora venissero identificate particolari categorie a rischio o gruppi di popolazione in grado di sostenere la trasmissione dell’infezione nella comunità, o nel caso in cui si sviluppassero focolai epidemici rilevanti in specifiche aree del Paese, destinando eventuali scorte di vaccino a strategie vaccinali di tipo “reattivo” (reactive vaccination).
Nella fase iniziale della campagna vaccinale si prevede una gestione centralizzata della vaccinazione con l’identificazione di siti ospedalieri o peri-ospedalieri e l’impego di unità mobili destinate alla vaccinazione delle persone impossibilitate a raggiungere i punti di vaccinazione. Il personale delle unità vaccinali sarà costituito da un numero flessibile di medici, infermieri, assistenti sanitari, OSS e personale amministrativo di supporto. Si stima, al momento, un fabbisogno di circa ventimila persone.
Con l’aumentare della disponibilità dei vaccini, a livello territoriale potranno essere realizzate campagne su larga scala (walk-in) per la popolazione presso centri vaccinali organizzati ad hoc e, in fase avanzata, accanto all’utilizzo delle unità mobili, il modello organizzativo vedrà via via una maggiore articolazione sul territorio, seguendo sempre più la normale filiera tradizionale, non escluso il coinvolgimento degli ambulatori vaccinali territoriali, dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta, della sanità militare e dei medici competenti delle aziende.
La pandemia da Sars-Cov-2 ha messo in ginocchio tutto il mondo dal punto visto sanitario ed economico e ha stravolto la vita dei singoli cittadini in ogni ambito e il vaccino, potrebbe rappresentare l’unica arma davvero efficace nella lotta contro il virus e la speranza di chiunque è quella di sconfiggerlo e tornare, quanto prima, ad una vita normale.

*Specialista in allergologia e pediatria, PDG del Distretto 108 Ib3 – LC Lomellina Parco del Ticino.