Usare i vaccini in modo efficace

Usare i vaccini in modo efficace

Realtà distopiche generano visioni utopiche (The Lancet, 2020). La comparsa della SARS-CoV-2 nelle nostre vite e la successiva pandemia di Covid-19 hanno generato lo sviluppo di un enorme numero di studi sul vaccino. Di Sergio Baldi *

In genere i tempi medi per immettere un vaccino sul mercato sono superiori ai due anni; per il Covid però sono stati fatti enormi investimenti in termini economici e di risorse umane; inoltre sono state semplificate le procedure amministrative e burocratiche al fine di ridurre al minimo i tempi della sperimentazione; tutto questo a causa della grande emergenza sanitaria oltre che economica. A novembre 2020 erano in corso 97 studi sul vaccino (I vaccini Covid-19, Comitato Nazio-nale per la Bioetica, novembre 2020) di cui il 79% randomizzati, il che vuol dire che i partecipanti vengono suddivisi in due gruppi allo scopo di confrontare l’efficacia del vaccino con quella del placebo; in tutto ci sono 438.938 partecipanti alle sperimentazioni. Solo dopo la conclusione della fase III di sperimentazione il vaccino può essere sottoposto all’ap-provazione delle autorità competenti internazionali. Gli studi al momento sono così riassumibili: fase I: 34%; fase II: 32%, fase III: 22%.
Al momento sono prossimi alla commercializzazione almeno tre giganti della farmaceutica mondiale: Moderna, Pfizer/Biontech e Astra-Zeneca. Queste tre aziende insieme hanno arruolato poco meno di 100.000 partecipanti che hanno concluso la sperimentazione di fase III. Anche se al momento non sono ancora stati pubblicati gli studi di queste sperimentazioni (prossimi però alla verifica da parte degli organi competenti quali la FDA americana e l’EMA europea) i livelli di efficacia hanno raggiunto punte variabili dal 70% al 94% con effetti collaterali contenuti (al momento paragonabili a quelli del vac-cino antinfluenzale) e nessuna reazione grave. Rimangono comunque alcuni punti oscuri; ad esempio non sappiamo quale sarà la durata dell’immunità e il grado e il livello di immunità nelle diverse fasce di popolazione (anziani, malati cronici, immunodepressi, etc), e poco sappiamo sulla possibilità di re-infezione e di trasmissione del virus dopo la vaccinazione. Attualmente il programma globale Covax, guidato dall’OMS e da altre organizzazioni internazionali, prevede la distribuzione dei vaccini con criteri di equità. In altri termini significa che tutti i Paesi devono avere accesso alle dosi e che la distribuzione non sarà regolata solo dalle leggi di mercato; pertanto occorre fare in modo che i Paesi ad alto reddito paghino il vaccino mentre ai Paesi poveri verrà garantita la distribuzione gratuita. Inoltre occorre tenere presente che la conservazione e la distribuzione dei vaccini prevede costi elevati e che dunque occorrerà prevedere aiuti economici e risorse umane per i paesi a basso reddito.
La sfida ora sarà persuadere i governi e le popolazioni ad usare i vaccini in modo efficace allo scopo di raggiungere quella che si chiama comunemente l’immunità di gregge.
*Pneumologo – Distretto 108 Ia1 – LC Torino Pietro Micca.