Ritroviamo l’Uomo-Lion

Ritroviamo l’Uomo-Lion

L’esortazione socratica “conosci te stesso” spesso può essere la chiave di volta per la scoperta di alcuni malesseri associativi. Infatti, interrogando con serenità se stessi si potrà conoscere se si è interessati a fare o non fare qualcosa, se si è abbastanza moti-vati o meno verso qualcos’altro. La nostra associazione, nell’arco dei suoi oltre 100 anni di costituzione ha innegabilmente mutato spesso le sue metodologie operative e di comunicazione in virtù dell’evoluzione sociale dei singoli Stati, per soddisfare al meglio e di più i bisogni di tanti altri esseri umani. Purtuttavia, in questo periodo storico non riesce ad incrementare il numero dei suoi soci e presenta una seria crisi associativa. Di Pietro Manzella

Il Lions Clubs International è anche l’unica associazione umanitaria di volontariato ad essere fornita di un codice dell’etica, cioè di un co-dice che, indica agli affiliati, regole comportamentali da osservare tra lo-ro e gli altri, fondate sull’“etica”. In riferimento, quindi, al suo principale malessere (crescita associativa e man-tenimento soci) occorre, a mio avviso, fare un passo indietro per tornare a verificare se esiste ancora in tutti noi Lions, “l’uomo-lion” oppure bisogna, in qualche modo, ritrovarlo. Bisogna, quindi, fare riscoprire ad ogni socio, sia nuovo che vecchio, l’autentico valore del codice dell’eti-ca, il vero motivo per cui ciascuno di noi ha fatto promessa di far parte di questa “grande famiglia” e della gioia morale che si può ricevere nell’aiutare altri esseri umani lavorando insieme ad altri soci, che condividono i mede-simi scopi associativi.
In altri termini, bisogna rispolverare e ritemprare in ogni socio la “moti-vazione iniziale” che lo ha indotto a scegliere di fare parte del Lions Clubs International. Questa indagine forma-tiva, a mio avviso, dovrà avere carat-tere introspettivo e va fatta a piccoli sondaggi all’interno di ogni singolo club, coinvolgendo tutti gli associati. Occorrerà chiedere, oltre al perché ab-bia accettato di volere entrare nel LCI, anche il perché sia stato indotto a la-sciare l’associazione e quale sia stata la relazione con i soci dei club e la sua soddisfazione e/o coinvolgimento a partecipare ai “service”.
Tutti questi interrogativi vanno ri-volti all’uomo che, subito dopo la cerimonia del suo ingresso nel club, è stato trasformato in “uomo-lion”, cioè in quel soggetto che avrebbe dovuto essere costantemente monito-rato, coccolato, avviato a compren-dere che d’allora (ingresso nel club) è cominciata la sua trasformazione in “uomo-lion”, in quell’uomo che dovrà costantemente possedere “qualità” differenti da quelle che già possedeva nella vita professionale, cioè le “qua-lità lionistiche”.
Ritengo, quindi, che debba essere com-pito dei mentori e dei formatori a ciò deputati, a ricominciare tale lavoro, insistendo con una formazione rivolta anche a “questo uomo-lion” attraverso uno studio più funzionale dei principi basilari dell’associazione stessa…

a) rispetto delle regole statutarie (leg-gi, regolamenti), che sono le basi del vivere insieme agli altri;
b) visione e missione, che sono gli indirizzi generali dell’associazione in-ternazionale;
c) scopi, che sono i temi più specifici su cui si svolge il lavoro associativo, con mete da raggiungere e sfide da superare (obiettivi ancora più specifici) che impegnano tutti i soci continui e laboriosi lavori di squadra. Noi dob-biamo scalare le montagne non per arrivare soltanto in alto, ma perché da lassù possiamo osservare meglio il mondo! Infine, ma non per ultimo, d) conoscenza del codice dell’etica, che rappresenta la malta cementizia che collega i cuori di tutti i soci-vo-lontari, impegnati nel lavoro; che deve fare crescere l’amore nella donazione incondizionata verso gli altri e con gli altri, che deve fare scorrere nelle ve-ne di ciascun Lion la linfa dell’umiltà vera, che deve insegnare a sgombrare l’egocentrismo per trasformarlo in ar-monia nell’agire insieme per trovare soluzioni condivise.
In definitiva, bisogna “ritrovare l’uo-mo-lion” per fargli riscoprire, prima dei nuovi strumenti operativi, il suo senso di appartenenza a questa As-sociazione in cui l’orgoglio, inteso come prestigio, responsabilità, con-sapevolezza, da trasformare in opere benefiche, deve trionfare, motivare ed accendere la sua voglia di permanen-za nel LCI, poiché l’unica ricompensa che ci si dovrà attendere sarà un sor-riso o un grazie. Al tempo stesso quel socio, rinnovato e motivato, dovrà e potrà apprendere al meglio le nuove metodologie operative, che potranno rendere più agevole ed efficace il suo lavoro lionistico.
Si può, in altri termini, considerare la nostra associazione per un verso assimilabile ad un’azienda produtti-va di interessi umanitari verso altri, sfruttando come strumenti operativi l’utilizzo di nuovi mezzi di comuni-cazione e di gestione, divenuti neces-sari per il nuovo assetto sociale, ma principalmente, per un altro verso il LCI deve restare un’associazione umanitaria i cui valori etici devono rappresentarne la base strutturale; es-si si devono fondere con quelli ope-rativi, nell’uomo-lion, durante il suo cammino nella solidarietà e sussidia-rietà protesa verso la comprensione e l’aiuto alla soluzione dei bisogni dell’umanità.