Quelle parole che giocano con noi

Quelle parole che giocano con noi

Diceva Enzo Ferrari: “Se sogni l’impossibile, puoi realizzarlo”. La differenza fra sognare e realizzare è tutta nella capacità e nella volontà di ciascuno di noi, il quale dovrebbe sapere la differenza fra sentire ed udire, guardare e vedere, dire e parlare. Di Carlo Alberto Tregua

Noi siamo abituati ad agire in base ai nostri cinque sensi: olfatto, udito, vista, gusto, tatto; ma ve ne sono altri:

il sesto senso, il senso critico, il senso di nausea. Tutto sta nella capacità di impiegare il tempo per evitare che diventi tempo-impiegato.
E poi bisogna evitare che la Tv copra tutte le ore, perché si rischia che vi sia la copertura della mente. Nella vita si prova attrazione, è naturale, però bisogna essere attenti per essere attratti, ma non a-tratti. La verità è che ognuno di noi non dovrebbe ritenere che i propri pensieri siano problemi, bensì valutazioni, come fossero creature, per capire quello che accade, in modo da distinguere fra occhi e sci-occhi, mari da so-mari, belli invece di ri-belli. E poi ricordarsi che l’arresto serve, ma l’arresto cardiaco, no. Ricordate Ulisse quando rispose al Ciclope: “Nessuno”? Lo gabellò. Ebbe-ne, occorrerebbe che il Signor Nessuno aiutasse Qualcuno. E poi bisognerebbe pensare che è inutile farsi in-giustizia da solo, anche se fosse un caso di legittima pretesa, evitan-do che di qualcuno si possa dire “sembra una presenza, ma in effetti è un’assenza”.
Come si fa a mettersi in pari? Im-parare. Mentre qualche altro diffida del giro di boa, forse perché ha paura dei serpenti, come capita al pompiere innamorato che qualche volta lo è di una sua vecchia fiamma. Il mondo della pro-stituzione c’è sempre stato perché questo “mestiere” è nato con l’uomo e, insieme alla corruzione, morirà con esso. Pe-rò dobbiamo dare atto che vi sono prostitute velocissime: fanno duecento all’ora. E poi, quando abbiamo bisogno di un imbianchino, non ci dobbiamo imbronciare se esso è di colore. La classe dirigente: ecco il problema, perché essa dovrebbe non solo avere un capo, ma capo-lavoro.
Si usa cercare la differenza fra sapere e sapore. Non ce n’è. Entrambi fanno bene, se usati adeguatamente.
Giocare con le parole è salutare perché bisogna sempre capirne il doppio senso, quando c’è, ed utilizzarle adegua-tamente per ogni circostanza, per ogni modo di dire e per ogni cosa che si vuole esprimere.
Attenzione, però, che il gioco di parole non si trasformi in inganno. Esso dev’essere sempre chiaro, in modo che l’u-ditore, se ha normali facoltà di intendimento, possa capirne l’altro significato. Se non ne ha, pazienza.
Le parole sono come le pietre, sosteneva Alessandro Man-zoni. Bisogna usarle in modo adeguato, soppesarle prima di pronunziarle, sapendo che possono colpire, stupire ed essere anche strumento di apprendimento.
Ma per adoperare un lin-guaggio adeguato a ciò che si vuole esprimere, non so-lo bisogna imparare bene grammatica e sintassi della lingua, ma anche i modi di dire, i proverbi, gli usi ed anche la qualità media di chi ascolta, per evitare di confonderla. Il linguaggio è un’arma formidabile, se-condo cui noi abbiamo la responsabilità del suo uso adeguato, proporzionato e ben finalizzato a ciò che si intende comunicare.
La fine di una questione di principio. Ecco un calem-bour che potrebbe confonde-re le idee, ma, se ci fate caso, le chiarisce.
Poi sorge un dilemma: se sia più veloce la lepre o la luma-ca. Il dilemma non sembri azzardato perché potrebbe capitare che la lumaca in aereo sia più veloce della le-pre in ascensore. A pensarci meglio i due animali sono uguali, proprio perché tali. Comunque ai poster l’ardua sentenza. Certo, di sentenze si può morire, ma bisogna evitare di farlo.
Infatti, chi è senza steccato, scagli la prima pietra.
I politici dovrebbero di-stinguersi in credenti e non credenti; la verità è che ba-sterebbe accomunarli nel fatto che non sono creduti, ricordando che occorre sem-pre usare la pazienza, come farebbe un batterista che suona coi grissini.
Non so se sono riuscito a divertirvi, anche se lo spe-ro, nonostante questo non mi impedisca di confessarvi che ho attinto parecchie frasi dal libro di Alessandro Ber-gonzoni “Aprimi cielo”, che vi consiglio di leggere, per continuare, eventualmente, il divertimento.