Green Economy

Green Economy

Ovvero economia sostenibile per un nuovo modello di sviluppo. Nel mondo c’è una nuova sensibilità e attenzione all’ambiente alle quali i Lions non potevano essere indifferenti. Infatti fra i tanti temi di studio e impegni a favore di service a ciò indirizzati c’è quello per l’Ambiente con un Dipartimento dedicato. Di Marcello Paris

Di questo si parla ampiamente nei nostri (Lions) mezzi di comunicazione con articoli e dichiarazioni di intenti per, se non risolvere, almeno tentare di dare una spinta nel limitare i danni che le pratiche quotidiane del fare (spesso a sproposito) provocano. Sul tema c’è una grande mobilita-zione dei giovani che dimostrano di avere a cuore la qualità di vita che intendono proporre al loro avvenire. Speriamo non sia una moda ma un sentire duraturo ed efficace. L’argomento si innesta nella grande sfida legata alla pro-duzione da realizzare nel rispetto dell’ambiente: in altre parole l’attenzione verso la Green Economy.
Le imprese, le istituzioni, le persone, le comunità, sono sempre più attente a come tenere l’equilibrio tra profitto, responsabilità individuale e bene comune. Solo qualche anno fa la parola sostenibilità era confinata a pochi visio-nari dell’ambiente. Ora le cose stanno cambiando. E l’Eu-ropa, spesso considerata assente verso tutte le fragilità che dobbiamo affrontare, si sta rivelando un motore di inno-vazione. Il punto non sono tanto le risorse del Next Gene-ration UE di cui il Recovery fund è il segno più tangibile, 209 miliardi disponibili per l’Italia, ma la loro direzione che punta ad orientare le scelte dei Paesi di qui al 2026 per un’economia sostenibile che contribuisca a mitigare la crisi climatica. Quello che negli anni settanta era il bivio tra semplice crescita del Pil e sviluppo e minori danni al Pia-neta, è entrato nell’agenda politica europea con l’intento di “contaminare” tutti i paesi UE.
Qualcosa dovrebbe cambiare negli Usa dopo il passaggio di mano da Trump a Joe Biden. Basti ricordare il ritiro del Donald dagli accordi di Parigi. Ma intanto l’Europa, no-nostante i suoi fardelli burocratici, si è messa in testa di giocare la partita da leader. Certo, da sola, può fare poco per limitare l’uso del carbone e di altra energia fossile: le economie cinesi e Usa rappresentano una fetta molto con-sistente di Co2, ma il segnale è forte.
Intanto (fonte Unioncamere) 432 mila imprese italiane hanno investito sulla Green Economy, 3,1 milioni di posti di lavoro, la percentuale di riciclo è al 79%, il livello più alto dell’Unione Europea. Questo ci fa capire che la so-stenibilità non è più solo un fattore morale, ma di profitto civile, che riduce i danni collaterali.
La pandemia, nella sua tragicità, ha fatto vedere che chi ha investito in Green Economy ha perso meno fatturato. Purtroppo lo Stato, che dovrebbe dare l’esempio, non fa abbastanza. Ma questo fa parte di un processo di cambia-mento della transizione.
Insomma, la parola di questo tempo incerto si coniuga in transizione: climatica, ambientale, economica, politica, so-ciale. Se tutto ciò avrà un seguito si può andare verso un nuovo sviluppo attraverso nuove azioni concrete. Vale la pena rileggere quali sono gli obiettivi del Next generation EU: un piano per una “ripresa sostenibile, uniforme, inclu-siva ed equa”.