Cara, vecchia “mazzetta” di carta…

Cara, vecchia “mazzetta” di carta…

…(ma la tavoletta è il mio presente)

A 18 anni, quando cominciavo ad annusare giornali e giornalismo, la giornata non cominciava senza la classica “mazzetta” di carta inchiostrata, segnale distintivo per chi ha fatto il mio “mestiere” (ma anche per politici e manager). Di Pierluigi Visci *

Era il pane quotidiano, il nutrimento professionale. Non ho mai dimenticato il rigore di Giampaolo Pansa, che ho cominciato ad ammirare negli anni ’70 delle “trame nere”, seduto su una scomoda panca davanti alla porta sbarrata dell’ufficio del giudice istruttore Giovanni Tamburino, al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Padova, che aveva l’abitudine di ricevere i giornalisti verso le due e mezzo del pomeriggio, dopo attese di 5-6 ore. Lui, già Grande Firma del Corrierone di Piero Ottone, se ne stava appollaiato in un angolo e macinava carta stampata, sottolineava, prendeva appunti, ritagliava, classificava. Questo lavoro lo ritrovavi qualche anno dopo in un libro o un articolo di giornale, con la giusta citazione e la precisa datazione.
Poi, un giorno, all’improvviso, un signore di nome Arthur Sultzberger jr, erede della famiglia Ochs-Sultzberger che dal 1896 possiede il New York Times, il giornale più importante del mondo, profetizza: “Non credo che il mio giornale sarà ancora in edicola nel 2013”. Spiegò che l’edizione su carta sarebbe stata sostituita da contenuti diffusi attraverso Internet da una redazione multimediale, che l’editore stava organizzando. Era il 2007 e il mitico NYT si dava sei anni di vita. Fu uno shok, e soprattutto panico. Profezia errata solo in parte, perché da almeno 10 anni la carta sta malissimo, mentre cresce e si afferma sempre di più la cultura (e la diffusione) del digitale. Appena qualche mese fa l’amministratore delegato dello stesso NYT, Mark Thomson, ha fatto un’altra profezia: “Resterei sorpreso nel caso in cui le copie di carta arrivassero fino al 2040”. È questione di proiezioni matematiche: oggi i ricavi del NYT vengono per il 68% dalla carta e per il 38% dal digitale, che cresce con una velocità del 6 per cento l’anno. Entro 10 anni il quotidiano di New York non avrà convenienza alcuna a stampare giornali di carta.
La mia “mazzetta” è scomparsa da tempo, al suo posto c’è una tavoletta che accendo poco dopo mezzanotte e già leggo l’anteprima del quotidiano che si troverà in edicola alle sette del mattino. Quando, comodamente rannicchiato nel letto, approfondisco e gusto i “pezzi” di terza pagina e gli aggiornamenti della notte. In edicola i romantici lettori irriducibili della carta, si ritroveranno un giornale vecchio di otto ore. E penso: quando è arrivato il telefono avrei forse continuato a spedire telegrammi? E oggi, se devo scrivere a qualcuno, prenderò carta e penna, una busta, andrò dal tabaccaio per comprare il francobollo e poi una cassetta delle Poste per imbucare, oppure spingerò un tasto e manderò, pure gratis, una e-mail dallo studio di casa, che il mio corrispondente leggerà appena un attimo dopo?
Il progresso è impetuoso, inarrestabile, imprescindibile. Senza rinunciare al romanticismo della carta e, soprattutto, al piacere della lettura.

*Giornalista, già direttore di QN e il Resto del Carlino – Socio del LC Bologna Irnerio.