Sono solo parole…

Sono solo parole…

BASTA BLA BLA BLA

Si aspettava il G20 di Roma, si aspettava la Cop26 di Glasgow o, meglio, si aspetta di vedere concretamente cosa cambieranno questi vertici. All’Onu è arrivato un dinosauro per materializzare il rischio estinzione a cui andiamo incontro. Papa Francesco si è ripetutamente appellato alla “corresponsabilità mondiale, alla solidarietà fondata sulla giustizia, alla condivisione di un comune destino e alla coscienza dell’unità della famiglia mondiale” considerandole premesse indispensabili per affrontare la lotta ai cambiamenti climatici. Di Angelo Iacovazzi

In televisione, mentre risintonizziamo i canali sul digitale, la gioventù poliglotta del Climate Pledge Change pubblicizza ripetutamente il bisogno di intervenire con radicali politiche ambientali cercando di risvegliare coscienze addormentate e indifferenti. Eppure, tra incendi, scioglimenti dei ghiacciai, campi bruciati dal sole o alluvioni distruttive, dovremmo aver toccato con mano che “sta” cambiando qualcosa intorno a noi. Il “medicane” Apollo è solo l’ultimo sconvolgimento climatico che ci racconta di un equilibrio ambientale sotto stress che sta per regalarci una lunga serie di catastrofi naturali, gravi carestie e persino conseguenti fenomeni migratori fuori scala.
Da 3 anni la Generazione Greta protesta per chiedere di attuare la transizione dal modello fossile a quello delle energie pulite e rinnovabili, di abbattere del 50% le emissioni di gas serra rispetto all’epoca preindustriale entro il 2030, per raggiungere zero emissioni nel 2050.
Non possiamo restare sordi al buonsenso. Dovremmo al contrario prendere esempio da queste ragazzine e da questi ragazzini che sfilano nei nostri centri urbani, da questo pensiero controcorrente che senza aver raggiunto la maturità anagrafica, si dimostra ben più serio, coerente e adulto delle nostre vetuste generazioni che l’ambiente lo hanno piegato a interessi di bottega senza prendersene cura.
Più che di un pensiero controcorrente abbiamo bisogno di un agire controcorrente, di promuovere azioni di sviluppo sostenibile, di rallentare i ritmi di crescita e sfruttamento, di abbassare i tassi di inquinamento, di produzione e consumo, di attenuare la nostra impronta ambientale per non essere schiacciati da cataclismi imminenti.
Come Lions dovremmo ritrovare lo spirito aggregativo di questi giovani capaci di dare vita a proteste clamorose e globali con adesioni in mezzo mondo, a conferma che ogni latitudine ha bisogno di una rapida sterzata in materia ambientale.
Siamo anche noi in tutto il mondo, abbiamo l’ambiente tra le nostre linee d’azione, cosa aspettiamo?
Come Lions dovremmo sentirci chiamati all’azione: dobbiamo dire basta bla-bla-bla.
Siamo da sempre promotori del cambiamento, di uno spirito solidale e costruttivo, non possiamo non allinearci con le richieste della svedese Greta Thunberg, della tedesca Luisa Neubauer, dell’inglese Anna Taylor, della scozzese Holly Gillibrand, delle belghe Anuna De Wever e Kyra Gantois, dell’americana Alexandria Villasenor, dell’ugandese Vanessa Nakate.
I nostri giovani Lions dovrebbero sfilare con loro. Dovrebbero agire responsabilmente per il clima, come dovremmo fare noi Lions “adulti”. Chiedere, ma soprattutto impegnarci concretamente per contrastare l’emergenza climatica. Dovremmo recuperare ed esaltare la sfrontatezza dell’attivista svedese che ha innescato il movimento globale dei Fridays for Future. Tradurre nelle pratiche quotidiane, professionali, associative e comunitarie il suo tuonare contro leader chiacchieroni e inerti, come ha fatto in occasione dello Youth4Climate di Milano.
“Parliamo sempre di green washing, green economy, decarbonizzazione, net zero, carbon neutral. Ma quelle che sentiamo dai nostri cosiddetti leader sono solo parole che non hanno portato a nulla. Speranze e sogni annegano in queste promesse. Sono trent’anni che aspettiamo. Più del 50% delle emissioni di CO2 è stata prodotta dal 1990, più di un terzo dal 2005. Tutti sanno cosa vogliono fare i governi, ma – ha detto Greta – nessuno sa cosa hanno fatto davvero”.
Molti di noi, in questi 30 anni sotto accusa, avevano un’età sufficiente per agire. Se solo il 2% della spesa dei governi è stata allocata nella lotta al cambiamento climatico è evidente che è stato fatto troppo poco. Noi non possiamo puntare il dito come possono fare i giovani, ma dobbiamo agire senza perdere altro tempo per stimolare la politica e attuare concretamente un cambio di passo economico: è l’unica strada per garantire un futuro sostenibile a tutti.