Hanno detto…

Hanno detto…

“Se un socio anziano mostra segni di stanchezza, i soci, compagni di club, dovrebbero fare ogni sforzo per evitare che se ne vada. Se l’origine del suo dispiacere è fondata, si deve agire per correggerla. Assegnatelo ad un comitato più conforme ai suoi gusti o chiedetegli come esattamente vorrebbe che fossero usate le sue doti.Ricordate: un Lion che ha dedicato anni di servizio al suo club non lascia la sua associazione senza una ragione valida.Se non può ancora essere dissuaso dall’andarsene, è probabilmente perché il club ha sbagliato in qualche modo a soddisfare il suo desiderio di servire. Questo sbaglio deve avere un serio fondamento, se altri soci non stanno per imboccare la stessa via.La vera chiave per il mantenimento dei soci, tuttavia, è che un club abbia grandi iniziative. Un buon club attivo, con progetti importanti che coinvolgano tutti i soci, ed incontri interessanti, che aumentino le frequenze, non ha problemi di trattenere i soci”. Lo ha detto quarant’anni fa (ottobre 1974) Johnny Balbo, Presidente Internazionale del Lions International nell’annata sociale 1974-75.


“Molti sono i modi di essere Lion. C’è chi considera l’appartenenza ad un Lions Club come fine a se stessa: un riconoscimento del proprio successo nel campo in cui opera e si sente importante per esser riuscito ad appartenere ad una Associazione di persone qualificate. C’è poi chi, pur avendo la mentalità e ben sapendo che cosa comporti essere Lion, evita tuttavia gli incarichi e le responsabilità nel Club, adducendo pretesti vari e lasciando che altri lavorino, dando solo, quando richiesto, il proprio appoggio materiale. Chi è il vero Lion? È colui che sente l’importanza di essere tale, non per appartenere alla più grande Associazione di Service Club del mondo, ma per quello che questa qualifica comporta”. Lo ha detto, cinquant’anni fa, Eugenio Morando Di Custoza, Governatore del Distretto 108 T durante un incontro distrettuale.


“Crisi o demotivazione. Si parla tanto di crisi del lionismo. No caro amico. È demotivazione di alcuni uomini, di quelli che più si impegnano. Ad esempio, è triste ascoltare leader distrettuali (parlo in generale naturalmente) che elogiano nello stesso modo un club che ha operato bene ed uno meno; che promettono apprecciation al presidente che ha condotto un anno all’insegna del service ed a quello che è stato solo mediocre. Le due facciate diventano entrambe negative: chi ha efficacemente lavorato non lo farà più tanto non ne vale la pena; chi è stato inattivo continuerà ad esserlo tanto sarà lo stesso citato per valente”. Lo ha detto Alfredo Brancasi nel giugno del 1988 (Da The Lion, luglio-agosto 1988, pagina 53).