Lettere

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Il vaccino contro il coronavirus… nel terzo mondo

Caro direttore,
il coronavirus mi ha indotto ad approfondire le dolorose problematiche che le popolazioni di tutto il mondo affrontano ogni giorno.
Come ben sai, tutti i governi dei Paesi ricchi si stanno approvvigionando, in anticipo, del futuro vaccino per difendersi da questa micidiale pandemia che sta mietendo molte vite umane.
I Paesi del cosiddetto terzo mondo, purtroppo, non partecipano a questi bulimici acquisti, non perché ne sottovalutino la gravità, ma perché non hanno le risorse economiche e, a quanto mi risulta, ma spero di sbagliare, nessuno si fa carico di risolvere questo doloroso problema.
Noi Lions, potremmo ovviare a questa mancanza di interesse, promuovendo una campagna per sensibilizzare noi stessi, i governi e le organizzazioni umanitarie che operano nel mondo, a destinare parte del loro budget all’acquisto del futuro salvifico medicinale, da destinare alle popolazione bisognose.
Nel frattempo, sarebbe opportuno cominciare a dare il buon esempio, con l’acquisto di tot dosi, da parte di ogni socio, da donare con la consueta generosità alle suddette popolazioni, in modo da non venir meno al nostro codice etico: essere solidali con il prossimo offrendo compassione ai sofferenti, aiuto ai deboli e sostegno ai bisognosi.
Salvatore Russo
LC Crotone Host

La rivista, confusa fra mille quisquilie…

Caro direttore,
il modo migliore per non far più leggere la rivista è di toglierla dalla carta, così nessuno che non sia Lions non la vedrà mai più e mi immagino quanti Lions la sera andranno sul pc a leggerla… Io ricevo sessanta mail al giorno e mi impegno a cancellarle, la più parte inutili.
Accadrà così per molti con la rivista, confusa fra mille quisquilie… Anni or sono tutti preconizzavano la fine dei libri, tutti a leggere i classici e padre Dante e Shakespeare sul tablet… Una cosa di una tristezza senza fine. Per fortuna della civiltà la profezia è miseramente caduta. State attenti ad inseguire troppo la moda e la tecnologia.
Sei un ottimo direttore ed un grande Lions. Una stretta di mano, e sono sempre pronto a versare i miei trecento euro per la tua iniziativa comunitaria. Ma possibile che non si riesca a individuarne una valida, che non ci confonda con la Caritas o con la CRI?
Antonio Pagani
LC Domodossola

Ambiente e sovrapopolazione umana

Caro direttore,
ho letto con attenzione i vari articoli del “Magazine Lion” contenuti nel numero di ottobre e li ho trovati interessanti e utili per affrontare il tema attualissimo dell’ormai compromesso rapporto tra uomo e ambiente. A mio avviso, tuttavia, è mancata quasi del tutto (se ne fa breve accenno solo nella “Opinione” di Franco Rasi a pag. 10, ultimo paragrafo) l’attenzione ad uno dei problemi che rendono arduo, se non impossibile, invertire la tendenza in atto che vede l’ambiente/la natura condannati ad una prossima crisi distruttiva: la sovrapopolazione umana.
So bene come questo, in particolare per le sue implicazioni politiche, sociali e religiose, sia un argomento scottante, ma so anche che non può continuare ad essere eluso.
Se gli uomini continuano a moltiplicarsi ai ritmi attuali, a superare gli attuali 7,7 miliardi di individui per arrivare nel 2050 a ben 9,7 miliardi come in molti prevedono, non basterà di certo per risolvere il problema una semplice, più oculata gestione delle risorse che la terra mette a disposizione.
La terra, il globo terracqueo, è un ambiente chiuso, nel quale le risorse sono limitate e non rinnovabili all’infinito. Miliardi e miliardi di persone, auspicando almeno decenti livelli di vita per tutti (non solo per i popoli dei paesi sviluppati, ma anche per gli attuali popoli del terzo mondo) e, quindi, con un inevitabile massiccio consumo, non solo di cibo, ma anche di risorse minerali, nonché ambientali, non sono ammissibili: la terra, l’ambiente naturale, non potrà sostenerli.
Ammesso anche che venga trovata una fonte capace di fornire energia pulita a dismisura, saranno mille altri i problemi da risolvere. Inutile, quindi, parlare di salvaguardia dell’ambiente naturale, di salvaguardia delle foreste, delle popolazioni animali selvatiche, se si lascia che gli uomini, aumentando di numero oltre un certo limite, si mangino tutto il mangiabile, consumino tutte le limitate risorse, e invadano tutti gli spazi disponibili.
Già molti dei più prestigiosi ambienti naturali sono stati distrutti per creare spazio vitale ed economico agli uomini; già molte specie di pesci marini e di animali selvatici, predati dall’uomo per l’alimentazione, sono sull’orlo dell’estinzione; già molti minerali stanno finendo e vedono il loro costo salire a dismisura. Già è in atto un tentativo di varie potenze mondiali interessate soprattutto alla loro economia di impossessarsi delle risorse presenti in altre parti della terra, con le inevitabili conseguenze di nuovi colonialismi e di nuovi conseguenti conflitti.
Tornare indietro a stili di vita più parchi? Possibile, ma… chi rinuncerebbe ai supporti che la tecnica ha messo a disposizione per rendergli la vita un po’ più comoda e ai quali si è da tempo abituato? E, poi, si vada a dirlo agli abitanti del terzo mondo che hanno fame, che sognano di avere al più presto possibile case decenti, con energia elettrica e acqua potabile, un frigorifero, una lavatrice, un televisore, un mezzo personale di trasporto.
E, poi, oltre un certo numero di miliardi di umani, non basterebbe nemmeno il ritorno a stili di vita più parchi: l’inquinamento ambientale che comunque ne deriverebbe e le necessità per l’alimentazione, di spazio e di materie prime sarebbero insostenibili.
“Popolate la terra” sì, come ha detto Nostro Signore, ma… quando gli umani erano appena comparsi su di essa, non oggi, quando ci si è moltiplicati oltre le possibilità di una terra che, lo ripeto, è un ambiente chiuso con risorse finite.
Bene che la terra sia “coltivata”, ma bene anche che sia “custodita”, non sfruttata fino all’osso da un’unica specie sempre più invasiva a scapito delle altre e, in ultima analisi, di se stessa.
Sono un cattolico praticante e osservante e mi rendo conto di quanto cruciale sia – ripeto anche questo – il problema del controllo della popolazione umana. Non posso, però, non pormi l’urgenza di affrontare questo argomento che, alla luce di quanto sopra ho fatto presente, non mi appare disumano, né tantomeno contrario alla volontà del Creatore. Almeno a mio modestissimo parere, è umanissimo e corrispondente alla volontà del Creatore che, di certo, non ha creato l’uomo perché, irragionevolmente moltiplicatosi, distrugga il suo ambiente fino, poi, a distruggere se stesso. E concludo, quindi, sottolineando come l’aver accolto, da parte della nostra Chiesa, il principio della “paternità responsabile” debba significare non solo quanto è bene che accada a livello delle singole famiglie, ma anche quanto è bene che accada a livello di tutte le popolazioni umane.
Folco Giusti
LC Siena