La prevenzione dell’infarto di cuore

La prevenzione dell’infarto di cuore

LA NOSTRA SALUTE

Più volte mi viene richiesto se e come è possibile prevenire l’infarto, certamente la patologia del cuore più temuta. Ritengo che per far capire l’importanza delle misure da adottare in prevenzione è necessario prima spendere alcune parole su cosa è l’infarto. L’infarto è una ferita, in questo caso a carico di un organo muscolare (il cuore) delle dimensioni di un pugno, la cui funzione è quella di distribuire il sangue a tutto il nostro organismo grazie alle sue incessanti contrazioni, da quando inizia a funzionare ancora nella vita intrauterina fino alla sua morte. È impressionante pensare che nell’arco di una vita, un organo così piccolo è capace di contrarsi da 2 a 3 miliardi di volte, senza mai fermarsi per riposare. Perché si ha l’infarto e quali sono le cause? Esso è dovuto alla chiusura di uno o più tubicini (arterie coronarie) che forniscono di sangue e ossigeno il cuore per svolgere questa sua incessante attività; la ferita avviene in quella zona di cuore che non riceve sangue dalla coronaria ostruita. L’estensione della ferita è importante se teniamo conto delle dimensioni del cuore e delle sue funzioni: più estesa è la ferita maggiore è il danno funzionale, cioè maggiore è la perdita della forza di contrazione; l’unica possibilità di ridurre l’estensione dell’infarto è la disostruzione della arteria colpita e questo è il motivo principale perché noi medici sollecitiamo il ricovero in un reparto ospedaliero specializzato, il più precocemente possibile dalla insorgenza di sintomi sospetti.
Perché si ostruisce una coronaria non lo sappiamo con precisione. Sappiamo però che esistono condizioni, detti fattori di rischio, che favoriscono la chiusura delle arterie. Questi fattori di rischio sono: il fumo, il diabete, l’ipertensione, l’ipercolesterolemia (eccesso di grassi nel sangue), l’obesità, la sedentarietà, oltre l’età e la familiarità; mentre non possiamo modificare l’età né scegliere i genitori, possiamo invece agire sugli altri fattori che, specialmente se presenti più di uno devono assolutamente essere eliminati o almeno ridotti.
Questo si può ottenere modificando il nostro stile di vita. L’importanza di intervenire sullo stile di vita lo abbiamo appreso dagli studi epidemiologici: le popolazioni con maggior numero di centenari adottano uno stile di vita attiva ed una corretta alimentazione.
Sull’argomento ho già scritto su questa rivista; in queste righe mi preme sottolineare che occorre intervenire precocemente e da parte del medico è doveroso dare consigli precisi e non limitarsi a consigliare “un po’ di moto e un po’ di dieta”. Queste, soprattutto quando non si è più giovani, devono essere prescritte come una terapia farmacologica indicandone dosi, intensità e tempi; vanno personalizzate dopo accurata visita medica, soprattutto cardiologica, tenendo conto che una attività fisica intensa può essere anche dannosa. L’alimentazione va personalizzata come un abito su misura, non solo nell’apporto di calorie ma anche nella sua composizione equilibrata dei principi nutritivi proteine, zuccheri, grassi). È necessario soprattutto abolire il fumo di sigaretta e ridurre valori alti di pressione arteriosa, ma sempre dopo aver valutato l’apparato cardiovascolare con indagini come l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma. Tutte queste misure sono necessarie anche in prevenzione secondaria (dopo che si è sviluppata la malattia): prevenire è sempre meglio che curare!
Franco Pesciatini
Specialista in cardiologia, dietologia, fisiatria