Scorro le pagine del libro scritto con il collega Tiziano Troianello, edito da Meravigli con il titolo “Zona rossa. Voci e testimonianze dal cuore della pandemia”, e solo ora realizzo di avere vissuto, da cronista-testimone, una pagina di storia.
Voci. Testimonianze. Raccolte ad una a una, ma che alla fine si compongono in un unico coro sullo spartito del dolore e della sofferenza generate da una immane tragedia collettiva. Bergamo flagellata dalla pandemia. Cremona, dove gli ululati delle sirene delle ambulanze sono la colonna sonora del vivere quotidiano. I pronti soccorso rigurgitano di malati. Gli ospedali trasformati in un unico reparto Covid. Medici e infermieri recano una parola, anche di conforto religioso, perché il congedo di chi se ne sta andando non sia in solitudine. Lo fa Sangeetha Bonaiti, infermiera dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, con l’autorizzazione del vescovo di Bergamo, porta la benedizione a due malati. Nello stesso ospedale uno dei cappellani, il frate cappuccino Aquilino Appassiti prega, usando lo smartphone, con una donna accanto alla bara del marito.
La morte di tanti. Ma sono anche voci di forza, di speranza. Angelo Vavassori, medico bergamasco, dopo essere stato colpito dal virus, lo combatte strenuamente, lo vince, lascia il respiratore e il posto letto a chi ne ha più bisogno; terminata la quarantena, riprende il lavoro alla rianimazione. Elena Pagliarini, infermiera cremonese, crolla, sfinita, la testa su una scrivania, dopo una notte di lavoro massacrante; la foto che le scatta una dottoressa sua amica diventa una icona della resilienza. Mattia Guarneri, diciottenne di Cremona, supera la condizione di malato e si presenta a sostenere l’esame di maturità come i suoi coetanei. Gli insegnanti che fanno lezione a distanza. Il dirigente scolastico che a ogni cambio di ora fa suonare la campanella nella scuola deserta. Gli studenti che si laureano. Alessandra Pedroni, la giovane mamma di Cremona che, in piena pandemia, dà alla luce la sua terza bambina. Lo fa a Cremona perché “andare altrove mi sembrava un po’ come tradire la mia città”. Hanno vinto. Per sé e per tutti. (Gabriele Moroni / Giornalista – Inviato de “Il Giorno”)