La Caritas Italiana, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà, ha presentato un report su povertà ed esclusione sociale in Italia, da cui emerge una dramma che non ha riscontri nel recente passato, una fotografia puntuale delle conseguenze economiche e sociali causate dal Covid-19.
I dati confermano uno scenario preoccupante, ma anche l’impegno di tanti volontari, che cercano di alleviare le sofferenze di chi è in grande difficoltà. Solo nel 2° trimestre 2020 si è registrato, infatti, un calo dell’occupazione di 841mila unità rispetto allo stesso periodo del 2019. Ed il futuro non si presenta roseo. Di Tarcisio Caltran
Secondo il rapporto sembra profilarsi una grave recessione economica, terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, come avvenuto con la crisi del 2008. I dati non lasciano dubbi. Confrontando il periodo maggio-settembre 2019 con lo stesso periodo del 2020 si nota che l’incidenza dei “nuovi poveri” è passata dal 31% al 45%. È aumentato il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani e delle persone in età lavorativa. Da rilevare che si parte da una sostanziale differenza rispetto allo shock economico del 2008: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti era più che doppio rispetto ad un decennio fa.
Di fronte ad una situazione così difficile si assiste ad un’ampia serie di interventi delle Caritas italiane (grazie a 62 mila volontari ed a giovani impegnati nel sociale), come di molte altre organizzazioni di volontari che hanno moltiplicato gli sforzi per non lasciare sole le persone in difficoltà, dalla CRI alla Protezione Civile, al Banco Alimentare (ad ottobre 2019 è stato firmato un accordo di collaborazione tra il MD Lions 108 Italy e il Banco Alimentare Onlus), alle mense organizzate da strutture religiose, comunità e gruppi spontanei. Tutto un grande popolo che si è mosso con un unico obiettivo: aiutare gli altri in un periodo di grande emergenza, in cui non è permesso fermarsi. Da Nord a Sud del Paese, non manca la generosità verso i più poveri e vulnerabili; sono gli “anticorpi della solidarietà” che aiutano a diradare le nebbie della crisi. Per il 2020 l’UE prevede una flessione del PIL del 9,9%.
Una crisi che, dati di Banca Italia, nei mesi di aprile e maggio ha provocato una riduzione del reddito per metà delle famiglie, anche tenendo conto di eventuali sostegni ricevuti. Il quadro sarebbe ancora più drammatico senza l’intervento del volontariato che sopperisce alle carenze dei servizi sociali. La rete Caritas ha messo in campo iniziative di riferimento per i “nuovi poveri”, oltre che per quelli “tradizionali”, pur con le cautele imposte per ragioni di sicurezza sanitaria. Contro la pandemia si è mobilitato l’intero mondo del volontariato (del Terzo Settore in generale), un’attività essenziale il cui ruolo non sempre viene riconosciuto nonostante rappresenti oltre 7 milioni di persone (dati 2018), con centinaia di migliaia di organizzazioni (religiose e non), impegnate nei servizi e nell’assistenza.
La sfida è che “nessuno si perda”, riprendendo il titolo dello “speciale” sul tema realizzato nel 2013 dalla rivista “Tempo di Lions”. Non si può rimanere inermi di fronte a situazioni così gravi. I Lions, già nella scorsa primavera, hanno fatto vedere cosa sono in grado di fare per combattere l’emergenza e portare ovunque solidarietà e aiuti concreti. Il MD 108 Italy ha attivato un piano nazionale d’azione per porre la dovuta attenzione a Lavoro, Famiglia, Nuove Povertà per sensibilizzare soci, e non, su un tema importante. Le raccolte di alimentari e di fondi sono poi un punto fermo dell’azione dei club contro la povertà e la fame; tanto più ora che il numero dei “nuovi poveri” ha raggiunto dimensioni impensabili, in continua crescita. E sono persone che hanno bisogno di maggiori attenzioni, perché non abituate ad affrontare una condizione cui non sono abituate. Per citare il titolo di un libro di Giorgio La Pira (già sindaco di Firenze, ora beato), “L’attesa della povera gente” è grande.
Del resto è nel DNA Lions pensare a chi è nel bisogno: oltre un miliardo di dollari è stato donato dalla LCIF a supporto di progetti solidali in tutto il mondo dal 1968 (anno di fondazione) ad oggi, molti dei quali per combattere la fame (problema ingigantito dal Covid-19 in tutto il pianeta) e difendere l’ambiente. Oltre ai 6 milioni di euro raccolti dai Distretti italiani nella prima fase della pandemia, c’è una miriade di service attuati in ambito locale, che continuano tuttora. Questo immane sforzo proseguirà, anche perché ci saranno da affrontare il problema dei disoccupati (il numero è destinato a crescere!) e quello di tanti lavoratori autonomi (460 mila secondo stime attuali) che non saranno in grado di proseguire l’attività. Un quadro pesante che emerge anche dal rapporto “La pandemia che affama l’Italia. Covid-19, povertà alimentare e diritto al cibo”, lanciato da Action-Aid che ha ampliato lo scenario della povertà in Italia.
Servono strumenti di intervento adeguati all’eccezionalità del fenomeno per contrastare la crescita esponenziale delle nuove povertà. Servono misure strutturali efficaci, a livello nazionale ed europeo, per intercettare le cause, per rispondere ai cambiamenti in atto e garantire maggiore equità sociale nel rispetto dei diritti di tutti, come ha detto lo stesso Papa Francesco.