Party letterari: passione da coltivare

Party letterari: passione da coltivare

di Filippo Portoghese

In varie occasioni ho ascoltato con interesse l’opinione di noti psicologi che stanno improntando i propri tour didattici e comunicativi suggerendo ai genitori presenti di limitare o vietare ai propri figli l’utilizzo del telefono, non solo in classe, ma anche nella vita quotidiana, proprio ora che i social vengano utilizzati per associare, non per dividere, specie i ragazzi: idee e considerazioni non del tutto sempre condivisibili basate sulla demonizzazione di questi strumenti.

Evidentemente, ci sono aberrazioni e limiti da seguire, ma vediamo quanto sia inarrestabile il fenomeno comunicativo attuale, con rischio di generare nuove patologie e l’isolamento conseguente, così pericoloso nella età formativa. I latini erano maestri nel creare massime di vita pratica come ad esempio “In medium stat virtus”, tanto per citare un concetto che calza bene nel nostro caso. Trovare un giusto equilibrio sull’utilizzo del telefono e del computer in classe potrebbe servire a favorire, invece, non solo la socializzazione, ma la stessa istruzione, vista la facilità con cui i giovani aggiornano il loro sapere su internet e social. Come spesso accade, le idee di tendenza ci vengono fornite dagli Stati Uniti, fabbrica di idee e opere, dove si sta diffondendo la tendenza a organizzare incontri “silenziosi” che possano stimolare la fantasia, vincere l’isolamento, favorire l’istruzione. Mi riferisco ai party letterari, “reading party”, organizzati dagli appassionati della lettura che non si limitano alla solitaria lettura del libro scelto, ma sono giusto preludio a successive meditazioni e scambi di opinioni favorendo, in tal modo, la socializzazione. Ogni luogo viene così sfruttato per raggiungere lo scopo e non è necessario avere spazi destinati, permettendo così di superare ogni divario sociale e temporale. Rapidamente, l’idea di quattro giovani americani si è trasferita in Europa e i “lettori silenziosi” erano felici di aver riconquistato il proprio consumo di libri, pareggiando i conti con il necessario apparecchio telefonico e col proprio tablet in un sano e non competitivo duello di utilizzo. La moderna psicologia ammette l’ipotesi che il consumatore di silenziose letture possa sviluppare una personale “sensibilità sociale”. È chiaro che nell’ambito lionistico possedere propensione a favorire la coscienza di una necessaria introspezione, che poi si trasformi in una decisa, filantropica e gratuita dimostrazione di aiuto per il prossimo, è la base per essere buoni Lion.

Leggere è una crescita, è l’aprirsi a un mondo diverso ogni volta che si apre e poi si richiude un libro, dopo una serena e rilassante lettura. È nota la frase pirandelliana che ricordava quanto i libri fossero pesanti, tuttavia capaci di far volare la mente oltre le nuvole. In Italia, popolo di scrittori, l’offerta letteraria è ampia, qualificata e diversificata e rappresenta una risorsa incredibile.

Giusta occasione quindi non solo per organizzare meeting in cui si ascoltano gli altri, cari amici Lion, ma anche “reading meeting” che facciano da intermezzo ad affollate e costose riunioni e siano motivo di miglioramento del proprio equilibrio formativo e capaci di elevazione spirituale personale e altrui.

Organizziamo e frequentiamo quindi anche noi meeting silenziosi per favorire lettura e riflessione, con la convinzione di eseguire anche in questo caso veri service per amplificare la nostra capacità assistenziale volta a chiunque ci chieda aiuto. Proviamoci.