Per ricordare Pino Grimaldi mi sono avvalso anche di una mia postfazione che scrissi nel maggio del 2019 per il suo libro “Ad eventum”, che conteneva scritti delle varie rubriche che si sono succedute su LION in questi ultimi ventiquattro anni e il primo discorso programmatico che Pino ha fatto venerdì 15 luglio 1994 a Phoenix, in Arizona, da Presidente Internazionale della nostra grande Associazione. Di Sirio Marcianò
“Capo – mi ha scritto Pino Grimaldi in una delle sue mail – ecco il mio pezzo per il prossimo numero. Non cambiare nulla, lascia anche le “s” nel plurale delle parole inglesi”. E in un’altra mail mi chiede: “Capo, la versione che trovi in allegato è riveduta e corretta senza aggravio finanziario. Pertanto, ti prego, cestina la prima ed utilizza questa ultima. Grato, prostrato come d’abitudine, schiena permettendo”.
Come non dargli retta, Grimaldi era un valente opinionista, era un esperto giornalista, era un Lions che conosceva la storia del lionismo; Grimaldi era il lionismo italiano e mondiale, Grimaldi scriveva “divertendosi un mondo anche quando c’è da essere ingrugnati”. E faceva divertire anche chi lo ha letto.
Da lui imparavi sempre qualcosa e con i suoi scritti scoprivi particolari inediti del lionismo e la lunga storia di servizio di quello che lui definiva “la cosa più bella che gli USA ci abbiano esportato”: un grande ideale da trasmettere nella vita di ogni giorno, un percorso tracciato nel tempo da decine di Lions che hanno amato la nostra associazione e l’hanno vissuta con passione.
La mia collaborazione mensile con Pino è partita nel 2004 con le sue risposte alle domande dei lettori nella rubrica “La finestra sul cortile” e, da allora, non si è più interrotta. Nel 2006 abbiamo apprezzato dieci puntate di “Tuttocampo”, nel 2007 le dieci de “L’erba del vicino”, nel 2008 abbiamo letto “Fresco di stampa”, nel 2012 “Posta celere”, nel 2015 “D & R” e, dal 2017, “Ultima pagina”, che così si apre nella prima puntata di settembre dello stesso anno: “Eccoci a ‘ricominciare da due’ – avrebbe detto Troisi – per far sì che l’Associazione, oggi di certo al massimo delle sue attività umanitarie, possa, moltiplicando soci, clubs e servizi, rendere migliore e più concreta la solidarietà che giorno dopo giorno manifesta in mille modi e dovunque verso il mondo del bisogno. Non semplice, né facile. Ma possibile ed entusiasmante. È ciò che il presidente Aggarwal ha chiesto nel suo messaggio chiamando gli azionisti di riferimento, i clubs, ad operare concretamente lasciando da parte gli orpelli che in molti casi appesantiscono il loro lavoro e – accade – fanno perdere soci venuti da noi per servire i meno fortunati e non per compiacersi del loro stato con rituali inutili ed a volte al limite… della decenza. Avviene. Ed in Italia – da anni – in maniera marcata”.
Che dire? Questa è la quintessenza degli articoli che ha scritto Pino su LION. Questo è lo stile di Pino, riconoscibile in oltre 150 scritti di vita lionistica vissuta in un’associazione che lo ha visto Presidente Internazionale nel 1994-95. Oltre 150 scritti mensili pubblicati sul nostro mensile, nei quali Pino, con schiettezza e concretezza, lancia messaggi chiari su come gli “azionisti di riferimento”, i club, dovrebbero intendere la nostra associazione per dare ai “terzi”, come li definisce lui, “qualcosa di più concreto, fattibile, fruibile e capace di aiutare qualcuno o risolvere un problema”.
Pino, da Lions, ha visitato 120 Paesi, ha conosciuto “miseria e sofferenza umana per professione e per avere stretto mani a lebbrosi, perseguitati, moribondi per inedia, fame, terremoti, guerre, bambini abbandonati e vecchi buttati come stracci: ricordi indelebili”. Più intensi, certo, di quelli legati all’incontro con 5 santi, 6 papi, 5 premi Nobel, 2 imperatori del Giappone, e ben 170 tra emiri, re, regine, capi di Stato e di governo.
Questo era il vissuto di Pino e con la sua scomparsa il lionismo italiano e mondiale perde il protagonista assoluto della sua storia, la rivista nazionale perde un opinionista che avrebbe aggiunto altri tasselli alla nostra conoscenza dell’associazione, il Multidistretto perde chi “possiede la virtù del dare e del sapere in una organizzazione come la nostra” e io l’amico al quale chiedevo consigli, o con il quale mi sfogavo perché si era arenata una campagna per la quale la rivista si era molto impegnata o perché la nostra associazione avrebbe potuto fare di più se fossimo tutti più concreti, più uniti, più informati e meno maliziosi.
Spesso, al mio sfogo, Pino mi rispondeva con parole che erano simili a quelle apparse in una delle sue ultime rubriche. “Abbandoniamo la trincea – aveva scritto -. L’azione programmata più che necessaria in Italia, e non solo, deve vederci all’attacco testimoniando il codice dell’etica, la mission, la vision, facendoli tracimare dalla enunciazione pedissequa sulla concretezza senza moine, bla bla, logiche con servizi da offrire per lenire sofferenze fisiche, sociali,
morali: il lionismo è questo. Il resto è plagiare la pantomima politica”.
L’ultima mia telefonata a Pino l’ho fatta l’antivigilia di Natale. Come stai Pino? “Mi dicono che mi sto riprendendo – ha risposto – ma mi sento stanco”… Ed era stanco!
Giuseppe “Pino” Grimaldi, medico neurologo e psichiatra. Da presidente mondiale del Lions International ha “battuto il mondo” per testimoniare la solidarietà umanitaria della sua associazione: passione condivisa solo con musica classica e storia. Giornalista, direttore di periodici e settimanali, editorialista di quotidiani e riviste nazionali ed estere tra cui “LION”, ha servito l’associazione per 62 anni con lo stesso entusiasmo che ha avuto quando ha fondato nel 1962 il suo Club di Enna. Credeva profondamente in Dio e si stupiva, non meritandola, della sua misericordia. Ironico e satirico con se stesso non riusciva a non esserlo con gli altri. Diceva: nessuno è perfetto. Ma da nove decadi ci tenta.
Pino Grimaldi è stato Governatore del Distretto 108 Y nel 1968-69, Direttore Internazionale nel 1972-74, Presidente Internazionale nel 1994-95.