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Luciano De Angelis
Nel mondo lionistico, come in altre organizzazioni, si affronta spesso il dualismo tra qualità e formalità, tra sostanza e immagine. Temi già esplorati da Luigi Pirandello, che invitano a riflettere sul significato profondo dell’essere e dell’apparire. Sebbene possano sembrare concetti astratti, hanno invece un impatto molto concreto sulle dinamiche di gruppo, sull’impegno sociale e sul modo in cui le associazioni vengono percepite dalla società.
Per chiarire: “essere” significa autenticità, valori fondamentali e impegno reale verso la comunità. È ciò che i Lion dovrebbero incarnare nelle azioni quotidiane. “Apparire”, invece, riguarda il modo in cui questi valori vengono comunicati e percepiti all’esterno. Nell’ambito lionistico, l’essere si traduce in progetti realizzati, risultati tangibili, impatti concreti. Tuttavia, anche l’apparire ha il suo peso, perché l’immagine pubblica e la reputazione di un’associazione incidono sulla sua capacità di attrarre nuovi soci, promuovere collaborazioni e ottenere sostegno.
Essere e apparire, dunque, devono convergere in una dichiarazione di intenti. L’una dimensione rafforza l’altra. La qualità non può ridursi alla buona riuscita di un evento. Deve diventare una pratica diffusa, che abbraccia ogni aspetto della vita associativa: dalla pianificazione alla realizzazione, dal coinvolgimento dei soci al monitoraggio dei risultati. Un approccio realmente qualitativo genera valore duraturo e risponde in maniera efficace ai bisogni concreti delle comunità.
Ma la qualità richiede anche spirito critico, capacità di riflessione e voglia di migliorare. Serve mettersi in discussione, accettare osservazioni, raccogliere feedback e trarne insegnamenti. La qualità non è solo efficienza: è, soprattutto, efficacia.
Dall’altro lato, anche la formalità ha un ruolo importante. Le strutture di governance, le regole di condotta, le procedure operative sono strumenti fondamentali per garantire trasparenza e responsabilità.
Nel lionismo, il giusto equilibrio è tutto. La formalità deve sostenere l’azione, non ostacolarla. Quando le regole diventano gabbie, i soci si sentono imprigionati e perdono motivazione. È dunque fondamentale che le pratiche formali siano flessibili e adattabili, capaci di rispondere alle esigenze dei contesti in cui operano. I Lion devono lavorare affinché la loro immagine pubblica sia coerente con ciò che realmente fanno. Questo significa comunicare con onestà e semplicità, senza autocelebrazioni o rappresentazioni distorte. Significa riflettere collettivamente, comunicare in modo aperto, evitare ogni forma di superficialità.
Da qui nasce la mia proposta: un impegno esplicito per l’autenticità. Un patto etico tra soci che ponga la qualità come fondamento, la formalità come supporto, l’essere come guida e l’apparire come naturale conseguenza. Solo così si costruisce coerenza.
Nel nostro sodalizio emerge sempre più il bisogno di confronto. E la condizione per un confronto vero è la creazione di spazi di dialogo aperto e onesto tra i soci.
Infine, è fondamentale che l’identità dei Lion sia autentica e condivisa. La comunicazione esterna – dai social alle campagne pubblicitarie – deve riflettere i valori dell’associazione. Attenzione all’immagine sì, ma solo se questa è espressione sincera di ciò che siamo. La coerenza tra parole e azioni è la base su cui si costruisce la fiducia delle comunità.
Perché, in definitiva, ciò che conta davvero è l’impatto. E l’impatto reale nasce sempre dall’autenticità.