IL CLIMA CAMBIA… CHE FARE?

IL CLIMA CAMBIA… CHE FARE?

PUNTO DI VISTA

L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), importante istituzione creata nel 1988 sotto il patrocinio delle Nazioni Unite per studiare il riscaldamento globale, diffonde periodicamente rapporti di valutazione, che sono alla base di accordi mondiali come il Protocollo di Kyoto del 1997 e gli Accordi di Parigi del 2015. L’IPCC non svolge direttamente attività di ricerca, monitoraggio o raccolta dati, ma basa le sue valutazioni su peer review, lavori che prima di essere pubblicati sono verificati da esperti e poi sottoposti ad ulteriori procedure di valutazione dei Governi… che però sono liberi di scegliere anche persone non competenti di un determinato settore. Di Antonio Bianchini


Negli ultimi vent’anni l’IPCC ha sostenuto la tesi secondo cui l’attuale fase di riscaldamento del pianeta è quasi totalmente dovuta all’attività antropica, in particolare all’aumento della CO2 atmosferica. Sebbene tante pubblicazioni scientifiche stiano oggi dimostrando che le forzanti naturali del clima non sono ancora andate in pensione e che l’efficienza della CO2 come gas serra è molto minore di quanto si pensava, i rapporti ufficiali dell’IPCC restano saldamente ancorati alla dimensione antropocentrica dei fenomeni. Questo atteggiamento ha favorito la proliferazione di “climatologi” (ammesso che questa definizione abbia qualche senso epistemologico) sempre meno interessati allo studio di quei noiosi ma fondamentali capitoli di fisica del sole e del sistema planetario, che invece potrebbero spiegare le tante interazioni del nostro pianeta col sole e col resto dell’universo. Questo crescente analfabetismo scientifico ha consentito la crescita, in un confuso mixing tra scienza, politica ed economia, di ridicoli scontri tra opinionisti di professione impostati sul piano ideologico. Il risultato è un mondo confuso, dove… gli asini volano perché hanno grandi orecchie, ovvero dove è il caldo a produrre desertificazione e non l’assenza di precipitazioni, o dove ogni 100.000 anni le grandi glaciazioni sono provocate da misteriose drastiche fluttuazioni della CO2. Ormai quasi nessuno ricorda che il 70% dell’ossigeno che respiriamo è prodotto dai cianobatteri, ovvero dal fitoplankton degli oceani che, infatti, ‘respira’ la CO2. Ed è per questo che mi permetto di lanciare un primo suggerimento agli amici Lions: “liberiamo i mari dalle plastiche”, perché le microplastiche ormai si trovano all’interno dei cianobatteri! Questa dovrebbe essere la nostra priorità nella difesa dell’ambiente. Ma come mai siamo arrivati a parlare quasi solo di CO2? Nel 1999, Mann Bradley e Hughes, presentarono un grafico con una ricostruzione storica delle temperature medie del nostro emisfero boreale. Si evidenziava che dall’anno 1000 le temperature non erano mai significativamente variate. Solo nel 1900 avevano iniziato ad aumentare rapidamente. Siccome la concentrazione atmosferica della CO2 mostrava un andamento molto simile, si pensò che il riscaldamento globale fosse quasi esclusivamente causato dall’aumento di questo gas serra. Sembrava la scoperta del secolo. Questo diagramma, per la sua particolare forma, venne chiamato l’Hockey Stick (bastone da hockey) di Mann. Nel 2008, Mann ed altri 6 autori pubblicarono una nuova ricostruzione delle temperature che mostrava un secondo picco nel periodo medievale. Successivamente, la più accurata ricostruzione di Liungqvist (1910) mostrò la presenza di un terzo picco, nel periodo romano, suggerendo così l’esistenza di una modulazione millenaria delle temperature. Tuttavia, l’inquietante “bastone da hockey” continuò ad avere successo, anche grazie all’uso spregiudicato che ne fece l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. E sebbene il rapporto ufficiale dell’IPCC del 2016 abbia finalmente evidenziato la modulazione millenaria delle temperature, nell’ultimo rapporto 2021 l’IPCC ha purtroppo riabilitato il bastone di Mann. Ma questo contrasta ad esempio con la storia dei Vichinghi, che mille anni fa colonizzarono le regioni meridionali della Groenlandia, ricche di foreste, dove vissero per quasi quattro secoli, coltivando grano e orzo là dove oggi nascono solo licheni! Solo avverto che per stimare le temperature nei periodi precedenti l’invenzione del termometro da parte di Galileo, bisogna analizzare le tracce lasciate da certi processi fisici o chimici avvenuti nel passato fortemente dipendenti dalla temperatura e il risultato può variare a seconda dei metodi usati.In ogni caso, il modello teorico di un fenomeno è ritenuto valido solo se le sue previsioni sono confermate dalle osservazioni. Nel caso del clima si tratta di modelli fisico-matematici complessi, che implicano conoscenze di fisica, chimica, astronomia, geologia, meteorologia, biologia. Un modello climatico (iniziando da una certa data e assumendo dei valori iniziali di temperatura, concentrazione e tasso di incremento della CO2) ci dovrà dire con buona approssimazione quale sarà la temperatura globale dopo un certo numero di anni. La validazione del modello è data dal confronto tra la temperatura prevista e quella effettivamente osservata.Ebbene, le osservazioni da satellite, che partono solo dal 1979, mostrano che le temperature previste sono più alte rispetto a quelle effettivamente osservate. Per ovviare a questa sfasatura l’IPCC, anziché modificare i modelli, continua ad abbassare artificiosamente l’efficienza della CO2 come forzante della temperatura! Bisognerebbe invece ricorrere a modelli opportunamentemodificati, che assumono una modesta efficienza della CO2 e che comprendono alcune modulazioni osservate di probabile origine astronomica. Questi modelli, che meriterebbero maggiore considerazione da parte della scienza più istituzionalizzata, suggeriscono che fra 100 anni le temperature saranno aumentate di circa un grado, e non di tre o addirittura sei, come recitano certi climatologi. Inoltre, poiché la fisica dimostra che successivi aumenti della CO2 producono effetti sempre più piccoli, possiamo affermare che per ora non esiste quell’emergenza climatica che qualcuno vorrebbe farci credere. Quindi siamo ancora in tempo per affrontare con la dovuta razionalità le sfide e le minacce che la natura e il nostro stesso modus operandi ci presentano.Per questi motivi è bene che i Lions si mantengano a debita distanza dal dibattito ideologico in corso, fiduciosi che la verità scientifica, che è sempre in evoluzione, farà chiarezza. Spesso non sono i fatti che devono essere contestati, ma la narrazione che se ne fa. Cerchiamo quindi di restare ancorati alla realtà. Più che emozionarci, cerchiamo di capire. Proviamo a pensare al vertiginoso aumento della popolazione mondiale. Consideriamo che, se oggi potessimo improvvisamente riportare la concentrazione della CO2 ai valori che aveva all’inizio del 1900, la produzione agricola mondiale diminuirebbe del 40%! Cosa dovremmo fare, come dovremmo comportarci… adesso? Cominciamo da noi stessi, dalle nostre città, dalle nostre case, dalle nostre costose comodità. Possiamo imparare cose nuove anche curando il territorio in cui viviamo, seguendo l’insegnamento dell’antico detto arabo: “Se ciascuno pulisse l’uscio della sua casa, tutta Bagdad sarebbe splendente”.

Sul numero di dicembre hanno risposto 9 Vice Governatori, 4 Coordinatori dei dipartimenti Ambiente dei distretti e 15 soci. In questo numero un Past Presidente del Consiglio dei Governatori, un 1° Vice Governatore, un Past Governatore e quattro soci.


I Lions, che hanno tra i loro scopi l’agire per il bene civico, grazie alla loro presenza diffusa e numerosa, possono svolgere un utile ruolo di “advocacy” a favore del clima. Come? Ad esempio stimolando, motivando, ricordando, con azioni di comunicazione e d’informazione, a gruppi target dell’opinione pubblica quelle che possono essere delle “buone pratiche” quotidiane, alla portata di tutti, per ridurre le emissioni di CO2. In particolare consumare più alimenti di origine vegetale, stagionali, evitare gli sprechi, ridurre i consumi inquinanti (per illuminazione, condizionamento, riscaldamento e trasporti), i propri rifiuti (imballaggi e plastica) e favorire del riciclaggio con una corretta raccolta differenziata. Ma se vogliamo lasciare un grande segno concreto, sostenibile, che ricordi nel tempo, a tutti, l’impegno dei Lions in questa battaglia vitale per l’umanità, allora costruiamo tanti “boschi urbani Lions”. Giancarlo Vecchiati / Past Presidente del Consiglio dei Governatori


Credo che la vera domanda dovrebbe essere: cosa dobbiamo fare noi Lions? Questo perché il problema del degrado dell’ambiente che, ormai da tempo, è una delle nostre aree d’azione, non è più rinviabile. Innumerevoli sono le cose che potremmo fare: la correttezza dei nostri comportamenti quotidiani e l’esempio che dovremmo dare, l’informazione che possiamo portare nelle scuole, la collaborazione con le P.A. per la diffusione di pratiche sostenibili, la pressione a livello nazionale e internazionale sui leader per la modifica delle politiche ambientali e molte altre ancora.Penso che nel nostro Codice dell’Etica Lionistica, ancora valido dopo 104 anni, si dovrebbe inserire un riferimento al rispetto per l’ambiente: “Sempre adempiere ai propri obblighi di cittadino nei confronti del proprio paese, del proprio stato, della propria comunità e del proprio ambiente…”. Carlo Ferraris / FVDG distretto 108 Ia1


Il tema del clima che cambia era già presente nell’obiettivo globale “ambiente” prima ancora che si parlasse diffusamente delle cause che sono alla base dell’effetto serra. Ci si è occupati di attuazione di strategie di economia circolare, riciclo del materiale in plastica, raccolta degli oli esausti, riforestazione, gestione delle risorse idriche ed energetiche, ecc. Oggi le conseguenze della crisi climatica sono ingravescenti ed è necessario che tutti i Lions si attivino per divulgare capillarmente la conoscenza del problema. Al di là delle scelte politiche da parte delle istituzioni preposte (che i Lions come stakeholder possono influenzare nelle decisioni) ognuno può fare molto attraverso le azioni quotidiane (ad esempio utilizzo razionale dei dispositivi di riscaldamento/raffreddamento, andare a piedi quando possibile, raccolta differenziata). Libero Zannino / PDG del Distretto 108 Ia1


L’intervento più urgente sarebbe quello di piantare alberi nelle varie città. Voglio prendere come esempio Fiorenzuola, la cittadina dove abito, in provincia di Piacenza. Un gruppo di amici che si sono appena associati con questo scopo, curano con amore e competenza le piante che hanno messo a dimora. Con il consenso del Comune, sensibile a questa problematica, la scorsa settimana hanno individuato un giardinetto, squallido come un deserto, dove non c’erano piante. Questo gruppo, forte della propria esperienza ha messo a dimora varie tipicità arboree e floreali adatte al clima della pianura padana. Se tutti i club Lions si attivassero per creare dei polmoni verdi nelle varie località avremmo fatto un notevole passo avanti per la tutela dell’ambiente. Non è necessario fare cose eclatanti, basta fare piccole cose ma farle tutti assieme, con convinzione e determinazione. Ne va del futuro dei nostri cari e dell’umanità tutta. Maria Grazia Rigolli / Presidente LC Piacenza Gotico


Cari amici Lions, abbiamo di fronte un mondo che cambia velocemente, che noi dobbiamo necessariamente rincorrere, e vivere con intensità, alla luce dei nostri valori lionistici.I Lions hanno sempre lasciato il segno tangibile sui territori, ed oggi di fronte ad un cambiamento globale dobbiamo essere pronti, con energia ed entusiasmo a raggiungere traguardi sempre più ambiziosi e concreti. “Il Mondo cambia”, e anche noi siamo chiamati a cambiare, cambieremo, e cambieremo in meglio. Pierangelo Negri / LC Piacenza Gotico


Quello del cambiamento globale è un tema di cui oggi si parla tanto, ma per il quale non si fa ancora abbastanza. Se da una parte è vero che le scelte che possono avere maggiore impatto sulle problematiche ambientali, sono rappresentate dagli indirizzi della politica (riduzione delle emissioni, più veloce transizione verso le energie rinnovabili e aumento dell’efficienza energetica, solo per citarne alcune), è altrettanto vero che ci sono rivoluzioni silenziose che partono dal basso e che attraverso il cambiamento delle semplici azioni quotidiane di milioni di persone possono fare la differenza.Un proverbio di genti antiche (forse più sagge di noi) recita “La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”. Ecco proviamo quindi ad agire nel nostro quotidiano ispirandoci a questo approccio, ricordando soprattutto che la Terra non appartiene all’uomo, ma l’uomo è ospite di questo meraviglioso e perfetto pianeta.Come Lions possiamo diffondere questo messaggio, organizzare dibattiti, tavole rotonde, webinar, convegni, eventi che aiutino a creare consapevolezza di quanto sta accadendo e degli scenari cui andiamo incontro se non agiamo concretamente e rapidamente con un’inversione di rotta.Informare, sensibilizzare, agire. Andrea Musile Tanzi / Tesoriere LC Piacenza Gotico


Nel mese di aprile si è svolto il Convegno Multidistrettuale Lions centrato sui temi ambientali secondo l’Accordo di Parigi (2016), le regole della 4R (Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero) per salvaguardare l’Ambiente in sintonia con il programma dell’Agenda 2030.In riferimento al goal 13 e del target che lo sostanziano (13.3), si è attivato il progetto “La bellezza salverà il mondo” che ha visto già nel 2019 il coinvolgimento di 7 istituti superiori.Una maratona culturale sportiva e filosofica che si spera riprendere e diffondere per adesso nei 9 capoluoghi di provincia siciliani per la salvaguardia e conoscenza della nostra amata isola, promuovendo così la nostra associazione nei giovani, creando gemellaggi e confronti. We Serve! Simonetta Casa / 3° vice presidente LC Palermo Federico II

Testi raccolti da Pier Giacomo Genta, Franco Rasi e Franco Amodeo.