I nuovi Davide contro Golia

I nuovi Davide contro Golia

Il Covid traccia nella sua seconda ondata orizzonti sempre più aleatori e confusi. Lo scenario politico si offre alla lettura con una miriade di proposte. Battaglia nella notte sul nuovo DPCM. Scontro con le regioni sulla chiusura alle 18 di bar e ristoranti, sugli spostamenti e il no allo sci. Stop a teatri, cinema, palestre, piscine. No a feste ed amici in casa. Lezioni on line agli studenti delle Superiori, in presenza alle materne e alle primarie, a discrezione dei Governatori. L’Italia chiusa di notte e semiaperta di giorno. Di Ida Rosaria Napoli

L avoro in smart working, la gente in fila per sottoporsi ai tamponi,
il numero dei morti che aumenta, pazienti parcheggiati per ore in ambulanza insieme ai nuovi scenari psicologici che si delineano in noi. È come se camminassimo sul filo funambolico di un trapezista, cercando di non cadere per non rimanere impigliati nella rete di un nemico invisibile ed infido, spinti dall’istinto della sopravvivenza il cui imperio ognuno sente forte dentro.
La scoperta più dura da accettare è la precarietà della nostra vita, il non sentirci invincibili, il dover negoziare con la natura comportamenti di indiscutibile rispetto delle sue risorse, per evitare che lei si vendichi, distruggendoci. Lo dovevamo fare da tempo, ne prendiamo coscienza ora, consapevoli che non ne abbiamo rispettato i tempi, dimenticando che la natura esiste, che può insidiare la normalità del nostro convivere.
Negati gli abbracci, una delle forme di effusione più diffuse tra gli umani insieme al bacio, negati i benefici che ne derivano sia a livello fisiologico che psicologico, negato il contatto umano, subordinati ad una comunicazione virtuale, chiusi in una bolla protettiva in cui ci sono la nostra casa ed i cellulari dai quali mandiamo i nostri ms. Le consuete assemblee Lions dei nostri club sono organizzate on line, tutto èimmediato. Resta l’informazione, ma mancano il contatto umano, l’empatia, il calore dell’incontro.
L’offesa alla natura si è protratta fino ad insidiare anche il futuro che si costruisce nell’oggi e nell’ieri, incerti su quale prospettive ci riserva e cosa offriremo ai nostri figli. Ci stiamo impoverendo di affetti e di cultura, chiusi in una solitudine che ci difende dal contagio, ognuno solo sulla propria zattera, sperando che non affondi, raggiunga la giusta riva e ci porti in salvo.
Abbiamo pensato di vivere senza ordine né pensiero, cercando il piacere, privi di responsabilità, dominati da un relativismo etico, assuefatti ad ogni forma di danno prodotto da un sistema che mostra le incongruenze del passato con una sanità da rinforzare, una giustizia da ridefinire, un lavoro da incrementare, un sistema scolastico da finanziare per essere efficiente e al passo con i tempi.
Abbiamo scoperto di essere fragili, abbiamo perso le nostre certezze, viviamo sospesi tra la paura e la speranza con una percezione della realtà condizionata
da questi due sentimenti inconsapevoli.
La paura ci condiziona prospettandoci un futuro nero, la speranza ci sprona ad intraprendere percorsi nuovi, motivandoci a raggiungere obiettivi individuali e sociali a beneficio della collettività, a non essere ubriachi del niente, a dare ascolto alla voce della rabbia invece che a quella del silenzio.
La paura ci deve spingere ad adottare le giuste misure di protezione suggerite dallo Stato a tutela della salute nostra e degli altri, la speranza deve spingerci a riprogrammare la nostra vita in maniera meno individualista, a lavorare per il bene sociale, a tutelare l’ambiente, ad essere cittadini consapevoli, a cercare soluzioni che ci portino a superare questa crisi epocale, a non disperare, a reagire con forza ad ogni negatività del sistema.
La prospettiva auspicabile è quella di ridisegnare nuovi orizzonti di vita che non si fondino solo sul ripristino economico e sull’incremento del lavoro, ma che considerino anche quello etico, culturale, valoriale, la struttura della famiglia e dello Stato.
Dalla crisi si può uscire migliori.
È compito dei pochi Davide scagliare la pietra contro i tanti Golia, trasformando le negatività in criticità costruttive attraverso una intelligente comunicazione e numerose iniziative di solidarietà che aprano la mente distratta e confusa dalla sequenza quotidiana di tragiche notizie. I Lions hanno, oggi più che mai, il compito di accettare la sfida, di essere i Davide, portatori di un umanesimo che non deve morire, con le loro infinite iniziative in soccorso di chi ha bisogno, contro i Golia della pandemia, della solitudine e delle sue disastrose conseguenze.