Longevity, per vivere meglio insieme

Longevity, per vivere meglio insieme

D RENZO TAFFARELLO 

L’aspettativa di vita è cresciuta, la popolazione invecchia, ma la società non è strutturata per questo cambiamento. Viviamo tutti più a lungo e questo processo antropologico porta con sé effetti che non erano prima conosciuti, sia a livello socio-economico sia personale.

Ci sono difficoltà in vista, cambiano le esigenze, ma i sistemi di governo e le strutture sociali non cambiano con sufficiente adattabilità. C’è il rischio reale di ampliare disuguaglianze, di mancare l’inclusione e in generale di creare ingiustizie difficilmente colmabili. Già oggi sono mediamente presenti nello stesso posto di lavoro dalle tre alle cinque generazioni, creando conflitti interni, cosicché sia i giovani sia i vecchi talenti finiscono per lasciare l’azienda recandole un intuitivo danno. 

Ci sono però anche delle opportunità: emergono infatti nuovi segmenti di mercato con possibili sviluppi economici. Come la vita si allunga, anche l’esperienza si accumula e può essere portata a beneficio di tutti.

Le statistiche ci indicano che entro il 2050 l’età pensionabile giungerà sino alla soglia dei 90 anni, e quindi ci saranno più persone disponibili a contribuire attivamente, il che richiederà un adeguamento strutturale per consentir loro di poter continuare a lavorare creando valore.

Possiamo, quindi, creare soluzioni concrete promuovendo una nuova connettività sociale che coinvolga generazioni diverse su progetti che possano dare continuità all’impegno di tutti, nessuno escluso.

Questa è la Longevity: un nuovo, inevitabile, terreno di confronto sociale, economico e istituzionale sia a livello nazionale sia a livello globale. È un terreno che merita attenzione e di essere studiato. Non ci sono a oggi formule già confezionate per gestire la longevity, che richiede una visione molto ampia, completa e di lungo periodo, ma su cui i Lion si stanno già impegnando e allo scorso Forum di Bordeaux 2024 si è già iniziato a parlarne.